La caducità della vita. L’impermanenza della realtà. L’inter-essere di tutti gli elementi su questa terra.
Settimana scorsa ho finito di ascoltare Sapiens di Yuval Noah Harari. Un capolavoro che consiglio a tutti. In poche centinaia di pagine lo storico riassume la nascita e lo sviluppo dell’homo sapiens e della sua (nostra) civiltà. Una storia avvincente e spaventevole per la quantità di casualità che l’hanno posta in essere.
Ricevere una panoramica così esaustiva e chiara mi ha aiutato ulteriormente a riordinare le mie priorità. Ci siamo allontanati moltissimo dalla Natura e dal nostro essere animali. Ce ne siamo dimenticati. Alcune cose ci sembrano lontane migliaia di secoli, quando agli occhi della Storia sono successe solo l’altro giorno.
In un passato non troppo lontano, la vita umana durava molto meno ed era soggetta a molti più pericoli di quanto possiamo immaginarne oggi. Bisognava vivere il momento.
Carpe diem direbbero quelli fighi.
Io nel 2023 a 37 anni ancora non l’ho capito bene.
Ieri sera intorno alle 23 Carolien è salita di sopra con Alexander. Lui aveva mangiato alle 21:30. Secondo i miei calcoli infallibili, avrebbe dovuto mangiare di nuovo alle 00:30. Io ero ancora impegnato a scrivere delle cose e avevamo stabilito che io avrei fatto il prossimo turno. È allora che arriva il genio:
“Unisco l’utile al dilettevole” mi dico sentendomi produttivo. “Continuerò a lavorare fino a che si sveglia. Non mi conviene mettermi a letto e magari prendere sonno, per poi essere svegliato dopo mezz’ora.”
Quando uno è forte è forte.
Accolgo la mezzanotte al suono della tastiera. Ancora nessuno segno dai piani superiori. “Ho ancora mezz’ora” realizzo guardando l’orologio. Continuo a lavorare fino alle 00:30.
Silenzio.
Inizio a domandarmi se la mia scelta fosse poi così intelligente. Dopo una breve discussione con me stesso, concludo che lo era. “Lo sappiamo entrambi che non appena ti metterai a letto, Alexander si sveglierà” mi dice serio l’altro Moreno. Obiezione accolta. Aspetto ancora.
Mi metto a leggere, ogni tanto qualche partita a scacchi.
Arriva l’una e tutto tace. L’una e mezza non porta niente di nuovo. Mi decido a salire di sopra. Ieri è stata una giornata lunga e il mio corpo iniziava ad implorarmi di sdraiarmi.
“Mi sdraio a letto e aspetto sveglio. È chiaro ormai che si sveglierà tra pochi minuti” penso mentre salgo le scale.
Per rimanere sveglio assumo degli shot di dopamina sottoforma di partite di scacchi online. Guardo l’orologio: le 02:15. “Mmm ancora niente. Facciamo così,” mi dico saggiamente “rilassiamoci un po’ e vediamo cosa succede. Non possiamo stare svegli tutta la notte”. Non faccio neanche in tempo a registrare questo pensiero che, girato sul mio fianco preferito, crollo in un sonno profondo.
In lontananza percepisco dei suoni. Suoni particolari, che non c’entrano molto con lo stato in cui mi trovo. “Saranno parte di un sogno che sto per cominciare” mi dico. Mi metto ancora più comodo davanti allo schermo gigante del mio inconscio.
I suoni continuano e sembrano aumentare di volume e intensità. Ora si fanno più vicini. Mi stupisco della qualità dell’audio della mia immaginazione. Alta fedeltà.
Il mio corpo si rilassa nel dolce tepore del sonno che mi avvolge.
Dal suo lettino Alexander mette la quinta e butta fuori tutta l’aria che riesce a trasformare in suono.
Salto giù dal letto con il cuore pronto per uno scatto velocissimo. Faccio del mio meglio per non svegliare Carolien che dorme. Convinto di aver saltato un turno, prendo Alexander in braccio e scendo di sotto. Con la freddezza di un marine super addestrato preparo il latte con una mano, mentre provo a calmare Alexander che si dimena nell’altro braccio. “Scalda una tazza con 90ml di acqua per 8 secondi nel microonde. Aggiungi 3 misurini di latte in polvere. Mescola bene con un cucchiaino. Versa il contenuto nel biberon.”
In tempo record sediamo sulla sedia col biberon. Appena inizia a bere riesco a rilassarmi un pochino. Mi sento stanchissimo, ho l’impressione di non aver riposato per niente. Eppure avevo l’impressione di godere di un sonno profondo.
Mi giro per guardare l’orologio appeso al muro.
02:30.
Sono passati 15 minuti.
900 secondi.
Ho buttato via 4 ore di sonno. Anche di più calcolando che ne avrò per un’altra ora almeno.
Sono l’eccezione che conferma la regola.
Sei un neo genitore e hai la possibilità di dormire?
Carpe diem.
Sempre.