Stamattina mi sono goduto un po’ di riposo. Alle 6:25 siamo scesi con Alexander per mangiare. Dopo, nonostante mi piaccia alzarmi presto, ho deciso di tornare a letto.
Alexander aveva un po’ di mal di pancia e non riusciva a prendere sonno. L’abbiamo messo nel lettone. Ogni stimolo intorno a me è svanito. Il mondo esterno mi arrivava filtrato dall’aura che ci avvolgeva. Il tempo stesso sembrava sentirsi in imbarazzo a fare il suo corso.
Guardo mia moglie e mio figlio dormire e mi sento contento. Il significato delle parole è importante, perché è tramite le parole che facciamo esperienza della realtà. Contento vuol dire “soddisfatto di quanto si ha o si riceve”. È esattamente così che mi sento. Non ho bisogno di nient’altro.
La parola felicità bussa discretamente alla porta. Dice di essere stata invitata. La accolgo.
Perso nell’abbraccio di queste sensazioni, scivolo in un sonno profondo.
Dopo la sveglia abbiamo fatto il bagnetto nel tummy tub. Ad Alexander piace l’acqua. Non ne è affatto spaventato. Al contrario, si trova perfettamente a proprio agio. Lo vedo rilassato ma anche attivo, curioso dei movimenti e delle sensazioni che prova. Quanto sarebbe bello ricordare le prime sensazioni.
La nostalgia richiama alla mente tante sensazioni che mi sono rimaste impresse dentro senza apparente motivo: la luce delle giostre sotto il campo sportivo all’inizio dell’estate. Io che faccio scivolare una lettera d’amore nello zaino di una mia compagna di classe. Il rumore dei miei passi la prima volta che sono tornato a casa da solo. L’odore del pavimento della cantina. Il treno per Roma.
Tutti accadimenti che presi singolarmente non significano un bel niente. O meglio, descrivono solo qualcosa. Ma è grazie alla somma di questi (insieme ad altri che non sto qui a descrivere) e delle sensazioni che hanno provocato che sono diventato l’uomo che sono oggi.
Per pranzo ho preparato dei fusilli al pesto. Alexander ha un fiuto speciale per l’orario dei pasti. Non appena è pronto si sveglia anche lui per mangiare. Apprezzo la coerenza.
Per evitare di mangiare l’ennesimo pasto freddo, prendo il seggiolone e lo avvicino al tavolo. Sono seduto di fronte a mia moglie con la forchetta nella mano sinistra e il biberon nella mano destra. Alexander mi guarda dal seggiolone.
Senza quasi rendercene conto, ci ritroviamo per la prima volta seduti in tre a tavola.
Dopo pranzo Carolien è uscita con la bici da corsa. Sei settimane dopo il parto. Che donna.
Io ho badato ad Alexander, poi al ritorno di Carolien mi sono preparato per andare a dare lezioni alla mia scuola di batteria. Settimana prossima finisce l’anno accademico.
Durante le lezioni mi arriva un video da Carolien. Alexander è in vena di chiacchierare. Carolien gli chiede “Vuoi dire qualcosa alla telecamera?”
Lui in tutta risposta inizia a emettere dei suoi dolcissimi e – giuro – sembra dire “Hello”.
Il mio stomaco si stringe e la gratitudine mi inonda nuovamente.
Spero che un giorno tu ti possa sentire come mi sono sentito io oggi.