Oggi abbiamo guardato insieme il nostro primo temporale.
Alla radio avevano comunicato che nella serata sarebbe arrivata una forte perturbazione dal sud. È stato dichiarato il codice arancione. Suona forse strano, ma avevo proprio voglia di un bel temporale.
Cade la prima goccia e apre un varco nello spazio-tempo.
Ho 6 anni sono in piedi davanti alla finestra di mia nonna. L’aria aveva già il colore tipico del temporale in arrivo. Ne sentivo chiaramente l’elettricità. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, chiedo:
“Nonna posso sedermi qui?”
“Certo che puoi, ma perché proprio davanti alla finestra?”
“Sta per piovere e vorrei guardare la pioggia”
Senza farmi altre domande, nonna mi porta la mia sedia personale. Una versione in miniatura di una sedia impagliata. Ne andavo fiero. Se ricordo bene è arrivata anche a mia sorella.
Prendo posto accanto alle tendine bianche con la cucitura rossa sui bordi. Erano il sipario che celava lo spettacolo lì fuori.
La pioggia scendeva e io mi perdevo a guardare le corse delle gocce sul vetro. Partivano da un punto più o meno alto e si affrettavano ad arrivare in fondo al vetro. La cosa che mi affascinava di più era vedere come, durante il loro tragitto, lottassero con le altre gocce per arrivare prime. Prima verso destra, poi verso sinistra. Poi di nuovo verso destra prima di proseguire dritte per un po’. Ogni percorso era unico, sebbene alcune gocce condividessero pezzi di tragitto di altre gocce.
Alexander mi richiama al presente muovendosi tra le mie braccia.
Per un attimo, cerco le gocce che si rincorrono sul vetro di casa mia.
Allora non potevo sapere che ciò che fissavo era una metafora perfetta della vita umana. Un time-lapse dell’esistenza di una persona che nasce sola e procede verso il suo destino.
Non potevo sapere che quelle gocce non lottavano le une contro le altre. Non era uno sgomitare quello che vedevo. Era l’incontro di due persone che percorrono un pezzo del tragitto insieme, per poi accettare che il loro destino è di proseguire per un’altra strada. E allora ripartono per una nuova rotta, alla ricerca di qualcosa che non si sa quando arriverà.
Abbraccio mio figlio e lo bacio dolcemente.
Tra le cose che mi sono ripromesso di fare con te, spicca l’insegnarti a cercare la bellezza. Per farlo dovrai imparare ad ascoltarti e quindi ad ascoltare. Allora capirai che questo è il più grande gesto d’Amore, verso te stesso e verso gli altri.
Forse allora, un giorno mi chiederai di metterti una sedia davanti alla finestra, perché sta iniziando a piovere.