Agosto 26, 2022 morenomaugliani

Viaggiare in bici nei Paesi Bassi: l’Elfstedentocht

Giorno 2

Viaggiare in bici vuol dire conoscere il mondo e sé stessi.
Il mio primo viaggio si è concluso martedi 2 agosto, quando dopo 210 chilometri ho percorso l’Elfstedentocht.

Sono partito lunedì 1 agosto alle 11 da Leeuwarden. Martedì 2 agosto alle 17:55 ero di ritorno, attraversando 11 città. Appena arrivato ho mandato un messaggio a mia moglie: “Sono a Leeuwarden. Ce l’ho fatta…”.

Non riuscivo quasi a crederci. L’emozione mi ha preso lo stomaco e la gola bagnandomi gli occhi di lacrime piene di felicità, orgoglio e malinconia.

Sapevi che sul mio canale YouTube ho pubblicato tutti i video fatti in questo viaggio in bicicletta? Segui questo link per vederli!

Viaggiare in bici, il mio perché

Il 5 maggio di quest’anno mamma è andata via. L’abbiamo vista arrendersi al dolore e alla malattia in soli 5 mesi dalla diagnosi. Mia madre. La donna che mi ha messo al mondo. È chiaro che non sono né il primo né l’ultimo uomo a dover salutare la propria madre. Potremmo addirittura intavolare la dubbia discussione se sia meglio una morte improvvisa o una morte da malattia. Siete davvero sicuri che una delle due possa attenuare il dolore? Non è un caso che queste domande le pongano spesso persone che non hanno perso un caro. Sapete perché? Perché in fondo non importa! Ció che conta è il fatto che la persona amata semplicemente non c’è più. Non sarà più possibile parlarci, toccarla. Il suono della sua voce diventerà un ricordo. Le sue abitudini diventeranno un appiglio per tenerla nella propria vita. Come se si volesse pagare un tributo al Tempo, dimostrando che le azioni della persona che è andata via hanno lasciato un segno indelebile nella vita di un’altra persona che quel Tempo ancora ce l’ha.

La mancanza non è recuperabile. In questi tre mesi ho capito che devo imparare a vivere nella mancanza. Perchè per quanto la invochi, non potrò rivedere mamma in questa vita. Dovrò ancora aspettare.

Mentre sono annebbiato da questa foschia appiccicosa e pesante, succede il miracolo della Vita. Sento una spinta cristallina e pura provenire da qualche parte dentro di me. Un sole gentile ma potente mi illumina dentro. Un sorriso benevolo squarcia la realtà in cui credo di trovarmi, mostrandomi la Verità. Il sacrificio di mamma diventa a quel punto una lezione. Il Tempo, così scontato, sottovalutato e ignorato, diventa immediatamente un Dono. Un vero e proprio Dono, reso ancora più prezioso dal fatto che io non l’ho mai richiesto. Mi è stato appunto donato.

Seduto accanto a mia madre nei suoi ultimi giorni, ho sentito che l’unico modo possibile per onorare questo Tempo è riempirlo di Amore. Amore per me stesso e per gli altri. Le ho promesso che avrei fatto tante cose. Che avrei continuato a stupirmi, a conoscere, a condividere. A riempire il Tempo che mi rimane di cose belle, per poterle condividere con lei quando sarà il momento di incontrarla di nuovo.

Lei ora è dall’altro lato delle cose belle. Lei fa parte delle forze che le pongono in essere. A noi è dato di apprezzarle solo secondo le leggi della nostra realtà. I più sensibili però lo sentono che c’è di più dietro un paesaggio, un tramonto, un sorriso di un bambino, una tempesta o lo sguardo della persona amata.

Io lo sento mamma, io ti sento. Per questo ho deciso di andarti a cercare nei posti più disparati.

Elfstedentocht giorno 2

Non ho dormito benissimo, l’adrenalina era ancora in circolo e ha battuto la stanchezza senza troppo sforzo. L’unico segno del giorno precedente erano le gambe di cemento. Per il resto mi sentivo sveglio e soprattutto con tantissima voglia di ripartire.

Robert (il padrone di casa) ha preparato una colazione con i fiocchi. Abbiamo chiacchierato molto ed ho saputo che anche lui è un ciclista. Il secondo giorno di pentecoste (qui nei Paesi Bassi una festa comandata) c’è l’usanza di fare l’Elfstedentocht in un giorno soltanto. Si parte al mattino verso le 5:30, per tornare 230 chilometri dopo, intorno alle 16:30 del pomeriggio.

In quanto ciclista su grandi distanze, Robert sapeva benissimo di cosa avessi bisogno per la colazione. Sul tavolo c’era di tutto: dal dolce al salato.

Ho mangiato di cuore, saziando il bisogno di energia che il corpo chiaramente mi chiedeva.

Dopo i saluti e gli arrivederci era giunto il momento di rimettermi in sella. Mi aspettava la seconda meta del percorso. Avrei raggiunto e visitato Harlingen, Franeker, Dokkum e Leeuwarden.

Harlingen

La prima tappa si trovava a pochi chilometri dalla partenza. Come raccontato nel primo articolo (leggilo qui) ho un debole per le città di mare e Harlingen rientra sicuramente tra queste. Subito dopo l’ingresso si arriva direttamente al porto. Il vento rendeva tutto ancora più affascinante, ma mi ha impedito di alzare il drone come avrei voluto.

viaggio in bici

nave ormeggiata vicino al faro

La fontana di Harlingen è senza dubbio una delle più originali: si trova letteralmente nel mare ed ha la forma di un capodoglio. Mentre mi avvicinavo per fotografarla ho sentito diverse volte lo sbuffare tipico di questi animali. Non sono riuscito a capire se ciò accadesse ad intervalli regolari o meno.

fontana a forma di balena nel porto di harlingen

Per raggiungere la fontana dal lato della foto, bisognava percorrere un bel tratto sul molo. Dopo aver raggiunto la fontana ho proseguito fino ad arrivare alla fine. Davanti a me solo mare e in lontananza le Waddeneilanden. Mi sono preso qualche minuto per contemplare questo spettacolo per me sublime, per poi voltarmi e ricominciare a pedalare.

Franeker

Lasciata Harlingen, mi sono diretto verso Franeker. Questa si trova nell’entroterra. Il paesaggio qui è diventato molto più monotono. Il tempo incerto e la stanchezza non mi hanno certo aiutato.

La città si svegliava da una notte di festa, a giudicare dal numero di tendoni che venivano smontati. La fame è arrivata quasi senza preavviso. Mi sono sentito di colpo molto più stanco e debole. Per tutto il viaggio ho fatto molta attenzione a bere spesso (in media 4 litri d’acqua al giorno!) e a mangiare barrette energetiche ad intervalli regolari. Eppure arrivato a Freneker, il mio corpo ha fatto presente che aveva bisogno di qualcosa sostanzioso.

Trovo un locale con tavoli all’aperto e ordino mezza baguette con brie, carne e verdure che sazia la fame con la quale mi ero seduto. L’energia ha iniziato a risalire velocemente, fino a che ho sentito di nuovo la spinta a voler rimettermi in sella e pedalare.

Prima di lasciare la città, tappa immancabile con video alla fontana.

In bicicletta verso Dokkum

Il paesaggio della tratta Franeker-Dokkum era semplicemente monotono. Non ricordo nulla, se non l’inizio della lotta contro il vento. A tratti qualche goccia di pioggia mi ha fatto compagnia. La mia motivazione non ne ha risentito, sebbene fosse stata messa a dura prova.

Il percorso passava nelle vicinanze di Leeuwarden, per poi salire verso nord. Da lì il percorso è diventato sicuramente più interessante. Una pista ciclabile molto stretta che fiancheggiava il canale fino ad arrivare a Dokkum.

Mentre pedalavo pensavo che ce l’avevo quasi fatta. Mi stupivo di quanta energia avessi ancora, mentre spensierato, godevo del vento a favore. In più di qualche momento, riflettevo che quello stesso vento che ora mi aiutava, lo avrei avuto contro al ritorno verso Leeuwarden. Quel pensiero sembrava non avere troppa importanza allora. Ho deciso di lasciarlo andare mentre mi godevo il panorama e speravo di essere più veloce del temporale che vedevo avvicinarsi.

Speranza vana. Dopo qualche chilometro la pioggia si era fatta sempre più importante fino a spingermi ad una pausa forzata. Ho deciso di onorarla con un caffé e un’immancabile torta di mele.

Dokkum l’ho trovata affascinante nella sua austerità. La piazza della fontana vista dall’alto è senza dubbio particolare.

piazza con alberi e fontana vista dall'alto

Il viaggio in bici si conclude: Leeuwarden

Ce l’avevo quasi fatta, mi mancavano solo i 25 chilometri di ritorno a Leeuwarden. Mi sono rimesso in sella fiducioso ed emozionato. Questo stato d’animo mi ha accompagnato fino all’uscita dalla città. Appena ripresa la pista ciclabile lungo il canale, ho realizzato che quell’ultima tratta non sarebbe stata affatto una passeggiata di gloria. Il vento era fortissimo, con raffiche tra i 40 e i 50 chilometri orari. Nelle discese dai diversi ponticelli non avevo neanche bisogno di frenare, tanto era forte il vento.

Dopo due soste (!) il canale ha lasciato man mano spazio all’area urbana. Ho riconosciuto il parco che avevo attraversato uscendo da Leeuwarden.

La testa alternava momenti di ebbra felicità a concentrazione sullo sforzo fisico che comunque ancora era in atto.

Fino a che, eccola lí. La fontana di Leeuwarden. Precisamente di fronte alla stazione da cui ero partito il giorno prima. Avvicinandomi sentivo l’emozione salire. Un misto di gioia, orgoglio e tristezza che si trasformava in lacrime che mi bagnavano gli occhi stringendomi la gola.

Ce l’avevo fatta, avevo portato a termine il mio primo viaggio in solitaria con la bici. Un caleidoscopio di emozioni che ancora oggi, mentre scrivo questo articolo, mi riportano indietro a quei due fantastici giorni, spesi in completa comunione con la mia bici e la mia anima.

Se vuoi leggere come sono arrivato qui, leggi questo articolo.

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