Aprile 13, 2025 morenomaugliani

Ho lasciato Spotify. Ecco perché.

Passare da Spotify a Qobuz

Certe scelte non arrivano da un giorno all’altro. Sono la somma di piccoli segnali, domande che ti porti dietro per mesi senza trovare il tempo di ascoltarle. Fino a quando succede qualcosa che ti costringe a guardare in faccia il problema. Nel mio caso, è iniziato con i libri.

La doccia fredda del DRM

Un giorno, Amazon mi ha inviato una mail: dal 26 febbraio non potrai più scaricare i tuoi libri. Erano libri che avevo comprato, non noleggiato. Eppure, venivo informato che sarebbero rimasti disponibili solo sulla loro piattaforma. A quel punto ho scoperto una verità che molti ignorano: quando compri un ebook su Amazon, non acquisti il libro. Acquisti una licenza d’uso. Non puoi copiarlo, non puoi prestarlo, non puoi nemmeno garantirti che rimanga uguale nel tempo. Amazon potrebbe rimuoverlo, modificarlo, censurarlo, e tu non potresti farci nulla.

Quella scoperta mi ha lasciato stordito. Non mi stavano togliendo un oggetto, ma il diritto di possedere cultura. Quei libri erano parte di me. Rappresentavano il mio percorso, la mia evoluzione. E ora mi accorgevo che non erano mai stati davvero miei.

La musica e l’illusione del possesso

È lì che ho fatto un salto mentale: se questo succede con i libri, cosa succede con la musica?

Da musicista, l’idea di affidare tutta la mia esperienza d’ascolto a una piattaforma come Spotify ha iniziato a farmi paura. E se domani decidessero di alzare i prezzi? O di cancellare certi brani o album? Io cosa avrei davvero?

Mi sono visto per quello che ero: un consumatore passivo. Qualcuno che aveva delegato a un algoritmo la scelta di cosa ascoltare. Non c’era più scoperta, più attenzione, più amore. Solo frammenti, playlist infinite, musica di sottofondo.

Spotify mi aveva insegnato a saltare da un brano all’altro. Avevo perso la capacità di ascoltare un album per intero, di lasciarmi portare da una narrazione sonora. Esattamente come era successo con i libri e l’infodieta, anche qui avevo bisogno di una svolta.

Qobuz: un’alternativa possibile (e necessaria)

L’ho trovata in Qobuz. Un nome strano, che a molti suonerà nuovo. Ma per me è diventata una scelta di campo.

Qobuz offre musica in qualità CD e hi-res (fino a 24-bit, 192 kHz). E la cosa più importante: ti permette di acquistare gli album DRM-free. Questo vuol dire che una volta comprati, sono davvero tuoi. Puoi tenerli, archiviarli, copiarli. Nessuno può toccarli o decidere cosa succede ai tuoi file. È una forma di libertà culturale che avevo dimenticato.

Ma c’è di più. Qobuz non è solo una piattaforma di streaming. È un ecosistema per chi ama davvero la musica:

•Magazine editoriali curati da critici, giornalisti e musicisti.

•Playlist tematiche costruite con criterio umano, non da un algoritmo.

•Libretti digitali da sfogliare, recensioni, contesto storico.

•Sezioni come “discografie essenziali”, novità consigliate, approfondimenti per genere.

Ieri, ad esempio, ho ascoltato una playlist con i brani pubblicati dai Beatles dopo lo scioglimento della band, il 10 aprile 1970. Ogni canzone era contestualizzata, spiegata. Era un’esperienza. Non un sottofondo.

Rallentare per sentire di più

Ho rispolverato le mie Beyerdynamic DT990 Pro, le stesse cuffie che usavo per mixare e fare mastering. Ho ascoltato di nuovo alcuni brani che pensavo di conoscere. E sono rimasto senza parole. Era come se non li avessi mai sentiti prima.

Mi sono chiesto: perché mi ero abituato a meno?

Perché avevo barattato la profondità con la comodità?

Da allora ho cambiato abitudine. Ascolto un album alla volta. Lo tengo in alta rotazione per giorni. A casa uso le cuffie aperte, in giro porto le Momentum 4. E quando trovo un album che voglio davvero tenere con me, lo compro con lo sconto per gli abbonati annuali. Sto iniziando una collezione personale, fatta di musica vera, possessa, scelta, curata.

Tornare ad essere il curatore della propria cultura

Ho capito che non voglio essere un consumatore casuale. Voglio essere un curatore consapevole.

Voglio ascoltare, non saltare. Voglio imparare, non solo sentire. Voglio nutrirmi, non solo distrarmi.

E forse la cosa più bella è che questo passaggio a Qobuz non è solo un cambio di piattaforma. È l’ennesimo passo nel mio percorso di consapevolezza. È la prosecuzione di ciò che ho iniziato con la dieta informativa, con la costruzione del secondo cervello, con la meditazione e il journaling.

È un modo per tornare a scegliere.

Oggi so che non possedere cultura è pericoloso. Che non scegliere cosa entra nella mia mente è una forma di rinuncia. E che un altro modo di vivere la musica – e la vita – è possibile.

Io ho scelto il mio.

Per continuare il viaggio

Questa non è solo la storia di un abbonamento. È un frammento di un percorso più ampio, che riguarda la consapevolezza, la cultura e la libertà interiore.

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