Sono arrivato nei Paesi Bassi a 32 anni. Un mercato del lavoro totalmente nuovo ed estraneo, una lingua sconosciuta e la spada di Damocle dell’essere ormai fuori mercato.
Invece di scoraggiarmi, ho accettato la sfida.
Imparare l’olandese il più velocemente possibile mi ha aperto porte altrimenti non disponibili. Questo c’è da dirlo subito. Quello olandese è un mercato del lavoro che punta molto sulla qualità delle persone anziché sul numero. Intorno a me vedevo persone interessate alla mia esperienza di vita. La vedevano come un valore aggiunto alle mie competenze specifiche per un dato lavoro.
Sono molto grato di aver riconquistato la fiducia nella mia individualità.
Il primo lavoro che ho avuto è stato come lavapiatti nel ristorante in cui lavorava anche mia moglie Carolien durante i suoi studi.
Non avevo mai lavorato nella ristorazione, ma in un modo o nell’altro sono rimasto affascinato dalla cultura della cucina e dal tipo di lavoro che c’è dietro. Passavo le ore lavorando nella mia bolla non capendo una sola parola di ciò che si diceva intorno a me.
Avevo sentito che il proprietario era alla ricerca di un aiuto cuoco. Appena la lingua me lo ha permesso, mi sono fatto coraggio e mi sono candidato. Da quel giorno sono passato da lavapiatti ad aiuto cuoco.
Ho imparato tantissimo. Soprattutto per quanto riguarda il lavorare sotto stress e l’ottimizzazione dei processi.
Lentamente ma inesorabilmente è iniziato un processo di aggiornamento della mia vita. Me ne accorgevo quando parlavo con i miei amici italiani al telefono.
Alcune dinamiche e abitudini che prima erano anche mie, non mi appartenevano più. Ricordo una leggera sensazione di smarrimento nel realizzarlo.
Sapevo cosa non ero più, ma ancora non sapevo chi o cosa stessi diventando.
Per quanto mi piacesse, non ero di certo venuto in Olanda per abbandonare la musica e lavorare nella ristorazione. Avendo una stabilità economica, avevo la lucidità di potermi guardare intorno e fare piani per il futuro. Gli olandesi amano fare networking e premiano l’intraprendenza. Parlando con amici e famigliari, sono entrato in contatto con un insegnante di musica che mi ha invitato a passare una giornata al lavoro con lui. Avrei potuto vedere in prima persona di cosa si trattava e se veramente quel lavoro potesse fare al caso mio.
Mi reco puntuale all’appuntamento e vengo accolto in una struttura bellissima, di quelle che vediamo in televisione. Vengo subito rapito dall’atmosfera, dall’energia che viaggia in ogni classe, in ogni corridoio. La giornata passa troppo velocemente. Io ne volevo ancora.
Tornato a casa ne ho parlato con Carolien. Per diventare insegnante di musica avrei dovuto prendere un’altra laurea. Il corso era ovviamente in olandese e durava quattro anni. Due anni se in possesso di titoli musicali.
Davanti a me avevo l’ennesimo investimento di tempo, denaro ed energia.
Non sarebbe stato di certo il primo.
Ho fatto il test d’ingresso. Dopo una settimana mi hanno comunicato che ero stato accettato. C’era solo un problema: per conseguire la laurea dovevo avere un certificato di lingua olandese B2. Avrei potuto iniziare il corso, ma avrei dovuto conseguire e consegnare il certificato prima della conclusione degli studi. Avrei dovuto lavorare quattro giorni a settimana, andare a lezione gli altri tre e prepararmi per l’esame di stato.
“Ok” mi sono detto, “questo è quel che c’è da fare e questo farò”. Niente fronzoli, niente scuse.
Seguire le lezioni in olandese è stato un boost per la lingua. Ancora di più svolgere tirocinio nelle scuole primarie. Mi sono trovato per la prima volta davanti a una classe di bambini che si aspettavano che io dicessi qualcosa. Questa esperienza avrebbe potuto spaventarmi, invece mi ha motivato tantissimo.
Sono sempre stato molto sincero. Quando spiegavo che ero nei Paesi Bassi da un paio di anni e che stavo imparando la lingua ricevevo sempre incoraggiamenti e aiuto. Spiegavo che fare errori era il mio unico modo per imparare. Non sono stato mai deriso.
Durante l’epidemia di Covid-19 c’era molto meno lavoro al ristorante. Ho trovato lavoro alle poste come operatore di macchina per l’organizzazione della posta in entrata. Orario di lavoro: 03:45-09:00. E si, leggi bene, le quattro meno un quarto di mattina. Per sei mesi sono andato a letto alle 20:00 per svegliarmi alle tre di notte per uscire con la bici dopo mezz’ora.
Il primo anno ho superato tutti gli esami di laurea. Ora dovevo risolvere il problema del certificato B2. Per ottenerlo avrei dovuto fare degli esami di stato. Questi esami ci sono in determinati momenti dell’anno. Quattro sezioni – orale, scrittura, lettura e ascolto – da affrontare separatamente, in giorni diversi. Il certificato arrivava al superamento di tutte le sezioni.
Il livello B2 è significativamente più alto del B1. Mi iscrivo alla prima sessione disponibile e continuo ad esercitarmi con i miei modi creativi.
Sono riuscito a superare tutti gli esami al primo colpo, con un ottimo punteggio. Ero felicissimo. Ora potevo procedere a laurearmi.
Per la tesi ho progettato un’app di realtà aumentata per facilitare l’apprendimento del pianoforte. L’idea mi è venuta dopo aver seguito un corso di applicazione della tecnologia nell’educazione musicale.
Nel frattempo ho trovato lavoro in una piccola scuola di musica ad Arnhem. Qui ho potuto sperimentare tutto quanto imparato nei due anni precedenti. Ho iniziato a lavorare di meno al ristorante (dove il lavoro era di nuovo aumentato).
Ad ottobre del 2021 vedo un annuncio di lavoro nel liceo in cui avevo svolto tirocinio pochi mesi prima, in piena pandemia. Cercano un insegnante di Educazione Artistica e Culturale. Una materia bellissima in cui gli studenti fanno conoscenza con tutte le forme d’arte e cultura.
Decido di candidarmi e scrivo una lettera di motivazione che allego al curriculum. Qualche giorno dopo vengo invitato per un colloquio.
Due settimane dopo ricevo una telefonata mentre ero al lavoro al ristorante. “Sono felice di comunicarti che sei stato assunto”, mi dice la team leader “puoi iniziare tra due settimane?”
Rientro nel ristorante con il cuore in gola. Entro in cucina e glielo dico al proprietario.
«Congratulazioni di cuore» mi dice, «quando dovresti iniziare?»
«Tra due settimane, ma non potrei visto che dovrei darti un preavviso di un mese per licenziarmi»
«Hai lavorato duramente per arrivare a questo risultato. Non sarò di certo io a crearti problemi. Puoi iniziare tranquillamente tra due settimane col nuovo lavoro. Noi qui ce la caveremo.»
Ricordo ancora le lacrime di gratitudine al sentire queste parole.
Ho iniziato 3 anni fa come insegnante di CKV (nome della materia in olandese). Quest’anno ho firmato un contratto a tempo indeterminato come insegnante di musica in un’altra sede della stessa scuola.
Sempre 3 anni fa ho aperto la mia scuola di batteria MoreDrums a Deventer, dove viviamo.
Ad oggi ho una settimana lavorativa di 26 ore e una stabilità finanziaria che mi permette di guardare al futuro con una certa tranquillità, godendo a dovere del tempo con mia moglie e mio figlio.
La costanza e l’impegno pagano sempre. Il resto sono solo scuse.