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Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

I primi vaccini

Il giorno dei primi vaccini è arrivato anche per Alexander. Qui nei Paesi Bassi (non so come funziona in Italia) i primi vaccini si fanno al terzo mese. Ha avuto due punture con vaccini contro:

– Difterite
– Pertosse
– Tetano
– Epatite B
– Poliomelite
– Pneumococco

Un bel cocktail direi.

L’appuntamento è alle 09:55. Bisogna arrivare un po’ prima per controllare peso e lunghezza.  Troviamo posto davanti all’entrata e ci dirigiamo verso lo studio. Alexander ha avuto una notte inquieta e abbiamo dormito male. Siamo entrambi nervosi.

Poggio il maxi-cosi su un tavolino. Carolien mette Alexander sul cuscino per togliergli i vestiti. Lui è curioso come al solito. Si guarda intorno molto attento, senza tralasciare le sue mani. Queste sono diventate interessantissime. Le controlla sempre meglio.

Peso: 5585gr

Lunghezza: 58,1cm

In un mese è cresciuto di 900 grammi e 3,5 cm. I parametri sono perfettamente in linea con le curve di riferimento.

Entriamo dalla pediatra. Non l’avevamo ancora conosciuta. Alexander la accoglie con uno splendido sorriso sdentato. Mi sembra una donna molto diretta. Il suo sguardo passa da me a Carolien ad Alexander mentre beve rumorosamente il suo tè.

«Come va?» ci chiede puntandoci gli occhi addosso. So che lei sa. Lo sento.
«Intende con Alexander? Bene» dico. Non ho troppa voglia di parlare.
«Si ok, e in generale invece?» Il suo modo di essere diretta mi convince a vuotare il sacco.
«Siamo molto stanchi dottoressa. Alexander ha avuto una notte inquieta. Negli ultimi giorni piange più spesso. Crediamo sia entrato nel prossimo scatto cognitivo.»

Lei ci ascolta e risponde alle nostre domande. Ci da dei consigli utili su come gestire le poppate e le notti. L’unica domanda su cui glissa (così come praticamente tutti gli altri dottori) è sul lasciare piangere il bambino una volta messo nella culla. Ne Il libro che vorresti i tuoi genitori avessero lettoPhilippa Perry spiega come il lasciare piangere i neonati fino ai 6 mesi possa creare scompensi emotivi che esploderanno durante l’adolescenza o anche la vita adulta. Eppure amici e conoscenti ci dicono che non è un dramma lasciarlo piangere. “Certi bambini piangono fino ad addormentarsi.” Lo sentiamo anche dalla pediatra.

Il messaggio tra le righe è che bisogna provare e vedere cosa funziona al meglio per il proprio figlio.

La dottoressa si alza e inizia a visitare Alexander, che nel frattempo l’ha osservata curioso. Dopo qualche minuto, si risiede soddisfatta.

«Procedo con i vaccini» ci dice prendendo l’occorrente. Alexander continua ad osservarla mentre gioca con le sue mani. È sdraiato sul tavolo e io siedo dietro di lui. Carolien siede accanto a me.

La pediatra trasferisce il contenuto di due flaconi in due siringhe e le poggia sul tavolo. Prende un batuffolo di ovatta e una delle due siringhe. Senza troppi convenevoli disinfetta la parte superiore della coscia sinistra di Alexander e inserisce la siringa, svuotandola. Guardo Alexander. Reagisce dapprima curioso, come sempre. Poi arriva il dolore. Un urlo che ci ha stritolato lo stomaco. Non ha ripreso fiato per diversi secondi.

Senza perdere tempo e per niente impressionata dal pianto, la dottoressa ripete il processo sull’altra coscia.

Giusto il tempo di riprendere fiato per buttare un altro urlo.

Appena finito la dottoressa lo massaggia un po’ e ci dice di prenderlo in braccio. Carolien, molto intelligentemente, aveva preparato un biberon, visto che si avvicinava l’ora della poppata. Lo prendo in braccio e glielo do. L’effetto è immediato. Smette di piangere e si rilassa mentre svuota la bottiglia. I suoi occhi rossi e pieni di lacrime ci guardano. I nostri cuori si stringono.

Non potrò sempre evitare che ti facciano del male. Ma sarò sempre lì a sorreggerti.

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

Giornata di prova al nido

Oggi abbiamo avuto la giornata di prova al nido con Alexander.

A settembre rientreremo al lavoro. Pur avendo provato ad incastrare gli orari del lavoro, non possiamo fare a meno del nido per 2 giorni e mezzo. I tempi di attesa per ottenere un posto sono lunghissimi, per cui ci eravamo messi alla ricerca già da metà gravidanza.

Abbiamo girato un paio di nidi e quando siamo usciti dall’ultimo ci siamo guardati e ci siamo detti Ok, è questo!. L’ambiente ci è piaciuto molto. Il personale ci ha fatto un’ottima impressione. Lavorano con gruppi verticali, in ogni classe ci sono bambini dai 0 ai 4 anni secondo determinate proporzioni. Hanno esperienza con bambini poliglotti. Sono in costante contatto con i genitori e fanno tante attività all’interno e all’esterno. Si trova a un quarto d’ora a piedi da casa, il che non guasta affatto.

Qualche settimana fa ci mandarono un invito via mail per invitarci ad un colloquio conoscitivo ed una mattinata di prova per Alexander. Quella mattinata è arrivata oggi.

L’appuntamento è alle 09:30. Alexander vuole fare le cose per bene e quindi ha pensato di svegliarsi alle 4. Appena scesi di sotto però ci ha ripensato e si è rimesso a dormire. Invece di risalire mi sono allungato sul divano ed ho provato a riposare un po’.

Il biberon è arrivato alle 05:45, dopodiché siamo tornati di sopra e siamo riusciti entrambi a dormire un’altra oretta.

La maestra Leonie ci accoglie sorridente e ci fa accomodare nell’ufficio. Iniziamo a discutere alcuni dettagli, ricapitolando orari e giorni. Alexander siede in braccio a me ed è rapito dalla bellissima lampada appesa sul tavolo. Poi guarda curioso Leonie. La buona impressione di qualche mese fa è confermata.

«Vogliamo andare dal resto del gruppo?»

Il colloquio era finito e la mattinata di prova stava per iniziare.

«Certo» rispondiamo con una sensazione mista di curiosità e malinconia.

Entriamo nella sala dei “Leoni Marini”. Questo è il gruppo a cui appartiene Alexander. Ci sono altri quattro bambini seduti a tavola con la maestra Marian. È l’ora della frutta, che si mangia seduti tutti insieme dopo aver cantato una canzoncina.

«Dal quarto mese gli daremo i passati di frutta. Fino ad allora seguirà il suo schema con il biberon» ci spiega Leonie.

Alexander si guarda intorno curioso, impegnato con il suo ciuccio e le sue mani. Nessuna traccia di ansia o stress. Rilassato e curioso. Leonie ci mostra la culla sospesa che utilizzano per fare addormentare i più piccoli e la carrozzina per portarli fuori in caso di attività all’aperto. Ci spostiamo nella stanza con i lettini. Ogni bambino ha un cestino dove vengono riposti vestiti di ricambio, biberon e sacco a pelo.

Torniamo nella sala, Marian si avvicina e inizia a parlare con Alexander. Lui la guarda interessato e per niente spaventato.

«Volete salutarlo?» Leonie prende in mano la situazione. Io abbraccio Alexander e lo bacio. Carolien fa lo stesso. Poi lo passo a Leonie. Succede tutto velocemente, non abbiamo quasi tempo di registrarlo e forse è meglio così.

Alexander ci guarda curioso e pacioso dalle braccia di Leonie. Carolien fa una foto dopo aver chiesto il permesso. Un paio di secondi dopo ci ritroviamo a camminare verso la porta. Leonie si sposta con Alexander verso gli altri bambini e inizia a presentarglielo. Noi ci giriamo un paio di volte e riusciamo a non fermarci. Lo facciamo dopo essere usciti dalla sala, prima di arrivare al portone.

Guardiamo i bambini stringersi intorno ad Alexander. Carolien non riesce a trattenere una lacrima. Io la guardo e mi commuovo pensando a tantissime cose tutte insieme.
Usciamo e passiamo davanti alle finestre. Bambini e maestre ci salutano.

Torniamo a casa e ci prepariamo un bel caffè. Ce lo beviamo in giardino, al tepore del sole della tarda mattinata.

Guardo mia moglie, penso a mio figlio.

La contentezza bussa discreta ed io la lascio entrare.

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

Andiamo in vacanza!

Da oggi siamo in vacanza. Ho riflettuto parecchio sul tenere il blog anche in questi giorni. Poi ho deciso di non farlo.

Partiremo noi 4, poi mercoledì ci raggiungeranno nonno Pietro, zia Giada e zio Salvatore. Abbiamo affittato una villa al lago e non voglio sprecare un singolo momento, neanche per qualcosa di così bello come tenere un blog per mio figlio. Preferisco prendere appunti e scrivere un resoconto quando torneremo a casa.

Sono sicuro che mi comprenderai.

A presto!

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

Quando le giornate iniziano alle 3

La giornata di oggi è stata molto pesante. È iniziata alle 3 di notte, Alexander non riusciva a dormire e ovviamente doveva condividerlo con tutti. Abbiamo provato di tutto: dargli il ciuccio, cullarlo nel lettino, cullarlo in braccio. Ho addirittura provato a cullarlo fino a farlo addormentare per poi portarlo nella sua cameretta.

No way.

Un pianto continuo e infastidito arrivava dopo massimo 2 minuti.

Probabilmente è stata una combinazione di fattori. Da due giorni abbiamo interrotto l’infacol (contro le coliche gassose). I due puck-a-baby non erano ancora asciutti e ieri per la prima volta ha dormito in un sacco a pelo con le maniche. Le braccia erano quindi libere e muovendole si svegliava di continuo. Magari lo scatto cognitivo non è ancora passato.

L’esito è scontato: abbiamo perso amaramente, alternandoci nel calmarlo e provare a cullarlo.

Il risultato sono 3 ore piene di sonno, il resto fatto di porzioni di venti minuti in cui cadevamo addormentati per sfinitezza.

La giornata non è stata migliore. Ha dormito pochissimo, al massimo venti minuti a sessione. Ha avuto diversi pannolini “pieni”, molti più del solito.

Appena tornati a casa invece, gli abbiamo dato il biberon, l’abbiamo cambiato e messo nel suo letto.

Dorme come un angioletto.

Mi appresto a dargli l’ultimo biberon prima della notte, mentre sogno il letto e un sonno ininterrotto come un disperso nel deserto sogna un’oasi con una bella sorgente di acqua fresca.

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Ascoltiamo Duke Ellington

Il nuovo schema delle poppate introdotto ieri promette bene. Alexander si è svegliato intorno alle 5, ma non era troppo convinto di avere fame. Siamo riusciti a tirare fino alle 6, poi siamo scesi. Faremo in modo nei prossimi giorni di arrivare alle 7.

Leggere prima di dormire continua a funzionare, anche se oggi ha avuto un’altra di quelle giornate in cui niente sembrava andare bene. È ancora nel bel mezzo dello scatto cognitivo, e gli effetti continuano ad espandersi. I movimenti sono sempre più fluidi. Il collo, tra l’altro, è diventato molto più forte. Quando lo mettiamo seduto, o in braccio fronte mondo, guarda attento a destra e sinistra seguendo suoni o inseguendo colori. È bellissimo da vedere.

Prende sempre più consapevolezza delle mani. Le osserva continuamente e le muove verso oggetti interessanti. Afferra puntualmente le nostre dita quando gliele mettiamo davanti, quando lo stiamo allattando, o quando ha sonno e ha bisogno di contatto per addormentarsi.

Gli occhi sono sempre più vispi e svegli. In più cerca letteralmente i nostri occhi, il nostro sguardo. Oggi l’avevo messo nel box. I suoi gridolini di protesta non si sono fatti attendere. Poi così come sono iniziati, sono cessati. Mi sono insospettito e ho spiato, credendo che si fosse addormentato. Invece era lì che mi guardava tra le doghe del box. Forse sta sbloccando la permanenza dell’oggetto. Non so se sia tipico di questa fase o meno.

Oggi è sicuramente una giornata da ricordare, perché ha visto l’incontro di Alexander e…Duke Ellington! Nel pomeriggio ho collegato il telefono alle casse dello stereo e ho cercato la versione di Duke Ellington e Louis Armstrong di It don’t mean a thing (if it ain’t got that swing). Ho messo play e abbiamo cominciato a ballare.

La sua reazione alla voce di Armstrong è stata memorabile. Tutto il corpo teso in uno spasmo mentre stiracchiava mani e piedi. Gli occhi apertissimi e la bocca che sembrava volesse dire qualcosa. Stessa reazione all’inizio del solo di tromba.

Abbiamo ballato per l’intero brano. Una sensazione bellissima. Non è la prima volta che balliamo. La prima volta è stata ascoltando Wuthering Heights di Kate Bush.

Oggi invece abbiamo ascoltato per la prima volta jazz insieme. La musica che mi ha rapito durante i miei studi a Roma. Una musica alla quale è legata una parte importantissima della mia vita.

Mi guardo indietro e ho sempre più la conferma di essere passato nella terza fase di cui parlava Mark Manson nel suo articolo. C’è poco da fare.

Non c’è spazio per niente che non faccia parte diretta del mio mondo. Bisogna concentrare le energie ed usarle bene.

Il mio “nuovo mondo” prende lentamente forma e mi piace sempre di più.

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

Proviamo un nuovo schema per le poppate

Oggi proviamo un nuovo schema per le poppate:

– 7:00
– 11:00
– 15:00
– 19:00
– 23:00

E poi…

…07:00!!

Vogliamo abituarlo a dormire l’intera notte. Negli ultimi giorni abbiamo già iniziato a metterlo nel suo letto dopo la poppata delle 19:00. Anziché farlo addormentare in braccio e poi metterlo a letto, lo mettiamo giù ancora sveglio e lo culliamo con una mano mentre gli leggiamo delle storie. Da ieri abbiamo iniziato con Raymond Carver. Sembra funzionare. In genere arrivo ad un quarto del racconto prima che si addormenti. La cosa buffa è che la lettura mi appassiona così tanto, che continuo a leggere fino alla fine del racconto.

Oggi c’è stata tanta pioggia. Se non fosse per la temperatura (intorno ai 25 gradi), sarebbe stata una perfetta giornata autunnale. La giornata ideale per prendersi cura della casa.

Ho letto un articolo di Mark Manson intitolato The four stages in life. Lo stile asciutto e cinico di Manson mi piace molto. In questo articolo spiega le quattro fasi della vita che tutti ci troviamo a passare. Si inizia con la prima, quella dell’imitazione. Impariamo dall’ambiente intorno a noi e imitiamo gli altri per sentirci parte del gruppo. Nella seconda fase iniziamo a scoprire noi stessi, cercando i nostri limiti e talenti. La terza fase mi ha colpito molto. La riporto in originale qui sotto:

“Stage Three is the great consolidation of one’s life. Out go the friends who are draining you and holding you back. Out go the activities and hobbies that are a mindless waste of time. Out go the old dreams that are clearly not coming true any time soon.
Then you double down on what you’re best at and what is best for you. You double down on the most important relationships in your life. You double down on a single mission in life.”

È esattamente la fase in cui mi trovo ora. Manson l’ha riassunta perfettamente. Certo, la transizione non è stata facile. Momenti di dubbio, indecisione. Ansia di aver fatto le scelte giuste.

Siedo sul divano. Alexander è seduto sulle mie gambe piegate. Gli piace stare seduto così dopo la poppata. Lo osservo giocare con le sue mani. Mi sembra di vedere il senso della vita, dell’esistenza. Mi guarda e senza un motivo apparente, fa esplodere uno dei suoi sorrisi.

Il dolore non è il cambiamento, ma la resistenza al cambiamento.

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

Leggiamo Raymond Carver

“Nel giardino sul retro uno dei cani si è messo ad abbaiare. Le foglie del pioppo tremulo che si piegava dietro la finestra ticchettavano contro i vetri. Il sole pomeridiano abitava la stanza come un essere a sé stante, una luce diffusa di benessere e generosità. Avremmo potuto essere in qualsiasi posto, in un mondo incantato.”

Mi perdo in questa istantanea di Raymond Carver in “Di cosa parliamo quando parliamo d’amoree vedo me e Alexander oggi.

La giornata è stata più difficile di ieri. Gli effetti dello scatto cognitivo si fanno sentire ancora. Riusciva a dormire solo in braccio. Metterlo nel box voleva dire doverlo riprendere dopo cinque minuti.

Nello sguardo riconoscevamo lo smarrimento della crescita. Tendiamo a sottovalutare come debba essere la vita per un neonato. Non prendiamo minimamente in considerazione il trauma che ha appena vissuto nel venire al mondo. Non parlo di parti difficili, già il semplice cambio di realtà basta e avanza.

«Che dici lo mettiamo a letto di sopra?» mi chiede Carolien mentre cambia Alexander. Negli ultimi giorni stiamo provando a creare una sorta di routine serale. Iniziamo con il farlo abituare all’idea culla=dormire.
«Possiamo provarci» rispondo più fiducioso di quanto la giornata di oggi consentirebbe.
«Lascia fare a me.» Carolien mi fa l’occhiolino e sale di sopra con Alexander in braccio.
Dopo venti minuti abbondanti la sento scendere le scale.
«Bisogna saper aspettare oggi. Ci vuole tanta pazienza» dice entrando in salone. Io le sorrido e continuo a leggere. Vederla diventare mamma ogni giorno di più mi riempie di una felicità indescrivibile. Un misto di entusiasmo, orgoglio e nostalgia.

Non passano neanche dieci minuti. Alexander è di nuovo sveglio e ci tiene a farlo sapere a tutto il vicinato.

Salgo di sopra con il mio e-reader. Invece di prenderlo direttamente in braccio, mi siedo sulla poltrona accanto alla culla e gli metto una mano sul petto. Lo facciamo dormire con un sacco a pelo per neonati. In questo modo non abbiamo bisogno di lenzuola per coprirlo.

Con la mano destra sul petto inizio a cullarlo. Apro l’e-reader e inizio a leggere. Il racconto di Carver si intitola “Distanza”. Inizio a leggere enfatizzando la melodia del testo, incantato dal ritmo dei dialoghi. Alexander protesta per un po’, ma sotto la mano lo sento calmarsi.

Leggo ad alta voce come non faccio mai. Riga dopo riga. Una pagina dopo l’altra. Mi sembra di descrivere un quadro. Il respiro di Alexander si fa più dolce e regolare. Lo sento rilassarsi sotto la mia mano fino a cadere in un sonno profondo.

Truus abbaia di sotto. La pioggia batte educata ma decisa alla finestra.

“Avremmo potuto essere in qualsiasi posto, in un mondo incantato.”

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

La nostra playlist Spotify

La situazione sembra essersi effettivamente assestata. Alexander oggi è stato bravissimo. La giornata è passata piacevolmente con momenti di tenerezza e di orgoglio.

La mattina è cominciata nel migliore dei modi. Avendo fatto il turno di notte, sono rimasto un po’ più a lungo a letto. Carolien è salita con Alexander e l’ha messo sul lettone mentre lei faceva delle faccende. Lui era stanco ma aveva anche voglia di chiacchierare. Quando mi ha visto ha fatto esplodere il suo bellissimo sorriso sdentato e abbiamo iniziato immediatamente a parlare.

Dopo poco è arrivato il sonno e lui non riusciva ad abbandonarsi definitivamente. L’ho abbracciato e ho messo su la nostra playlist di Spotify.

Come già scritto, sin dalla gravidanza ascoltiamo musica con Alexander. Gli effetti sono stupefacenti. L’altro giorno siamo riusciti a calmarlo con un duetto improvvisato del brano You are my sunshine. Lo stesso brano che gli facevamo ascoltare nella pancia. È passato dal pianto alla calma nel giro di un paio di secondi.

Visto la mia passione per la musica classica, ho messo insieme una playlist Spotify che aggiorno ogni volta che scopriamo una composizione che ci piace. La puoi trovare cliccando qui o nel link sotto.

Stamattina l’abbiamo messa su e ce la siamo goduti abbracciati, le nostre teste vicinissime. L’ho coccolato fino a quando si è abbandonato ad un sonno profondo.

Non avevo bisogno di nient’altro. Di nuovo quella sensazione di contentezza che nelle ultime settimane è venuta a trovarci molto spesso.

 

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

Gli effetti degli scatti cognitivi

Ieri scrivevo degli scatti cognitivi e dei possibili effetti. Questo è un processo che può durare uno o due giorni, fino a una settimana o più.

Incrociando le dita e facendo tutti gli scongiuri del caso, pare che abbiamo passato il picco. Ieri ho scritto per la prima volta di questi scatti, ma se leggi i blog precedenti, parlavo dei suoi cambiamenti già da qualche giorno.

Alexander oggi era molto più tranquillo e pacioso. Iniziamo a vedere anche gli effetti dello scatto cognitivo, le nuove abilità che ha “sbloccato”. Li riporto qui:

  • Inizia ad afferrare oggetti – ad ora ha una marcata preferenza per i capelli di Carolien – e prova a metterseli in bocca.
  • Ci segue continuamente con lo sguardo. Non ci sono più zone franche nel salone o nella cucina. Dovunque andiamo, ci sentiamo i suoi occhi addosso. Sempre, tranne quando è nel box.
  • A proposito di box: il dramma di quando lo mettiamo giù (vale anche per la culla) sembra essere quantomeno in pausa. Anzi, una volta sdraiato si guarda interessato attorno. Ci accorgiamo che percepisce nuovi dettagli dal modo in cui guarda gli oggetti intorno a sé.
  • È un chiacchierone affermato. Ha sbloccato l’estensione dei suoni a disposizione. Ha aggiunto glissati e suoni misti con la lingua, tra schiocchi a simil-pernacchie.
  • Il pianto è notevolmente diminuito. Cosa che fa sempre e comunque bene.
  • Inizia ad intrattenersi da solo, guardandosi attorno o gustandosi le sue deliziose manine. Questa fase non dura molto, ma è comunque un progresso rispetto a prima.
  • Un paio di volte è riuscito a riaddormentarsi da solo. I cicli del sonno del neonato sono molto delicati. Speriamo siano i primi passi nella giusta direzione.

Chissà se ho fatto il passo più lungo della gamba con questo post.

Come diceva Lucio: “Lo scopriremo solo vivendo”.

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

Gli scatti cognitivi

Se pensi che la crescita del neonato avvenga in maniera graduale e fluida ti sbagli di grosso. In un relativo lasso di tempo ci sono tantissimi scatti di crescita cognitivi.

Questi sono dei picchi in cui il bambino cresce più velocemente. Quasi sempre questi momenti comportano rivoluzioni importanti nei processi cognitivi. Non posso succedere senza conseguenze o cambiamenti nel comportamento e nell’umore.

Da ieri Alexander piangeva molto più spesso ed era più nervoso. Uno spostamento di un millimetro del biberon durante l’allattamento portava pianti inconsolabili. Si bloccava durante la poppata (mai successo fino a ieri). Non potevamo neanche provare a metterlo a letto o nel box senza un’altra tempesta di pianto. Allo stesso tempo “chiacchierava” molto di più. Il ciuccio veniva spesso spodestato dalle mani. Tutte cose nuove.

Stamattina c’è stato l’apice. Siamo scesi verso le 7:30, orario del biberon. Alexander invece…si è riaddormentato. Mai successo. Dopo un’ora ho deciso di svegliarlo. Grave errore. Non c’era verso di calmarlo, neanche con il biberon. Quando ci riuscivo provavo ad offrirgli di nuovo il biberon, ricevendo nuovi urli. Suoni, tra l’altro, mai emessi prima.

Dopo una buona mezz’ora è riuscito a calmarsi abbastanza da mangiare. Anche qui, qualcosa di nuovo: a metà del biberon si è fermato e non c’era verso di continuare.

Ne ho parlato con Carolien che nel frattempo si era svegliata per le urla. Siamo andati a ricercare possibili cause e abbiamo trovato un articolo di una rivista autorevole olandese dove erano elencati i “sintomi” dello scatto di crescita delle 11 settimane. Combaciavano perfettamente con quelli che aveva Alexander.

Gli scatti di crescita cognitivi avvengono più o meno in questi periodi:

  • 5 settimane
  • 7 – 9 settimane
  • 11 – 12 settimane
  • 14 – 19 settimane 
  • 22 – 26 settimane 
  • 33 – 37 settimane 
  • 41 – 46 settimane

L’emblema dello scatto cognitivo delle 11 settimane è lo sblocco della fluidità del movimento. A livello cognitivo il bambino inizia a percepire determinati movimenti come un tutt’uno. I movimenti scattosi iniziano a diminuire.

Tipico di questa fase è anche il mettersi le mani in bocca. È il modo del neonato di conoscere il mondo esterno. È importante non vietarglielo o toglierli le mani dalla bocca.

Ancora di più in occasione di questi scatti cognitivi, è importante mantenere la calma e consolare il bambino. È inutile girarci intorno o indorare la pillola. Questa fase è dura, visto che arriva dopo quasi 3 mesi di sistematica privazione del sonno.

Come ho già detto in altri blog, non sentirti sbagliato se ti senti stanco o arrabbiato. Questi sono tabù che dobbiamo sfatare una volta per tutte, per evitare di arrivare a situazioni veramente irreparabili.

Non sottovalutare i tuoi stati d’animo e soprattutto non sopravvalutare la tua resistenza!

Parlane con il tuo partner, i tuoi famigliari, amici o esperti.