Ti abbiamo aspettato tanto. Se ci penso bene, penso di averti aspettato da sempre. Domenica 14 maggio 2023 alle 21:20 hai deciso di venire da noi.
La giornata è iniziata come tutte le altre. Ci siamo svegliati in relax, senza piani specifici per la giornata. Il 14 maggio è la festa della mamma e tua madre sperava moltissimo che saresti arrivato quel giorno. La mattina, dopo la colazione, mi ha detto: «Non penso che arrivi oggi. Ho solo qualche doloretto.»
La tarda mattinata è proseguita lenta e piacevole. Siamo usciti con Truus – negli ultimi giorni abbiamo preso l’abitudine di andare a passeggiare tutti insieme – camminando 2 chilometri. Sulla via del ritorno mamma ha iniziato a lamentare qualche crampo.
Una volta a casa ci siamo rilassati, ma questi “doloretti” erano sempre più ravvicinati.
Mamma ha deciso di andare sotto la doccia. Appena finito mi ha chiamato, dicendomi che i dolori erano aumentati di intensitá. Sono salito per vedere se potevo aiutarla in qualche modo. Potevo leggere nei suoi occhi che la situazione stava cambiando. Effettivamente il travaglio era iniziato.
L’ho aiutata a vestirsi e siamo scesi di sotto.
Mamma ha avuto l’ottima idea di scaricare un’app per misurare la durata delle contrazioni. Ogni volta che ne iniziava una, la vedevi prendere il telefono. All’inizio riusciva a farlo da sola, ma con l’aumentare dell’intensità delle contrazioni ha ceduto a me il compito di registrarle.
Le contrazioni arrivavano ogni 3 minuti circa e duravano una trentina di secondi. Per riceverle abbiamo provato diverse posizioni. Prima seduti sul divano, poi su una sedia al contrario. Poi sullo sgabello del pianoforte. Ad ogni contrazione, dopo aver attivato l’app per registrarla, provavo a massaggiare la schiena di mamma per darle un po’ di sollievo. Truus ha fatto del suo meglio per starle vicino.
Ci siamo resi conto che le contrazioni duravano di media 44 secondi ed arrivavano ogni 3 minuti. D’accordo con mamma ho telefonato all’ostetrica.
«Buonasera Nadia, sono Moreno Maugliani, il marito di Carolien Kolhoop. Da un’oretta Carolien ha dei dolori che sembrano aumentare sempre di più. Abbiamo registrato le contrazioni. Arrivano ogni due minuti e mezzo e durano di media 44 secondi»
Mentre parlavo con l’ostetrica, mamma ha avuto una contrazione che per la prima volta ha toccato il minuto. Erano le 18:10. Lo comunico all’ostetrica che mi dice:
«Bene, sembra che ci siamo! Continuate a registrare le contrazioni. Se la situazione rimane costante per un’ora, richiamatemi. Nel frattempo mangio qualcosa e mi preparo per venire da voi.»
Le contrazioni non sono solo rimaste costanti per un’ora, sono addirittura aumentate di durata ma soprattutto di intensità. Quando arrivavano mamma riusciva a malapena a parlare. Nei brevi intervalli tra l’una e l’altra guardavamo la pancia e ti vedevamo muoverti.
Alle 19:10 precise ho richiamato l’ostetrica:
«Le contrazioni durano in media un minuto e mezzo, con picchi di due minuti. L’intensità è anche aumentata. Carolien riesce a malapena a parlare.»
«Bene, prendo le mie cose e arrivo da voi.»
Stava effettivamente succedendo, Alexander, ti stavi preparando per venire da noi!
Arriva l’ostetrica
Suonano alla porta. Nadia entra con la sua borsa. Le contrazioni sono diventate molto forti. L’ostetrica ci propone un apparecchio per provare a renderle più sopportabili. Mamma può controllarlo tramite un telecomando. Quando lo aziona, delle scossette arrivano alla schiena con lo scopo di “distrarre” il cervello dal dolore delle contrazioni. Ci proviamo per 3 volte, poi mamma mi chiede di toglierlo.
Seduti sul divano, l’ostetrica inizia a visitare mamma:
«Ora capisco perché hai dei dolori cosí forti. Sei giá a metá della preparazione. Il parto è già iniziato!»
Ci guardiamo con un misto di felicitá e paura. Abbiamo aspettato tanto questo momento, ma non possiamo sapere come andrá. Possiamo solo fare del nostro meglio. Per di più, bisognava porre fine a questi dolori che mamma aveva e l’unico modo per farlo era farti venire al mondo.
L’ostetrica chiama l’ospedale di Deventer e richiede la disponibilità della camera per fare il parto in acqua, secondo quanto discusso nel nostro piano di nascita. Una camera (ce ne sono 3 in totale) è ancora disponibile. Mentre Nadia parlava al telefono, io avevo già messo fuori le borse che avevamo preparato qualche settimana prima. Nadia finisce la telefonata e io vado a prendere la macchina dal parcheggio per venire davanti alla porta principale, per far camminare mamma il meno possibile.
Quante sensazioni ho provato in quei pochi metri per arrivare alla macchina. Felicità, eccitazione, paura, tensione. Ciò che ha prevalso è stata la lucidità di cui avevo bisogno per aiutare te e mamma in maniera efficace. Dovevamo tutti fare del nostro meglio.
Arrivo davanti alla porta e scendo per aiutare mamma a salire. Nadia andrà avanti e noi la seguiremo.
Appena saliti in macchina avvio una videochiamata con nonno Pietro e zia Giada. Li avviso in tempo reale che ci siamo. La chiamata dura poco. Le contrazioni di mamma sono ancora più forti e di un altro tipo. La sento prepararsi a spingere. Chiudo la telefonata in fretta e mi concentro sul tragitto.
L’arrivo in ospedale
Il viaggio in ospedale dura una decina di minuti, incluso un bel semaforo rosso. Entrati nel parcheggio, mi avvicino il più possibile all’entrata. Nadia, che aveva già parcheggiato, arriva con una sedia a rotelle. Aiutiamo mamma a scendere dalla macchina e a prendere posto sulla sedia. Io prendo in fretta la borsa di mamma. Nadia si offre di portarla, mentre io spingo mamma verso l’entrata.
Arriviamo in reparto e prendiamo posto nella camera numero 14. Ricordami di spiegarti l’importanza del numero 14 nella nostra vita.
Mamma è completamente concentrata sul dolore che nel frattempo è aumentato. L’ostetrica ci chiede se vogliamo procedere a montare la piscina per il parto in acqua. Ci informa che per farlo ci vorranno più o meno 45 minuti. Le chiedo se abbiamo effettivamente quel tempo, viste le contrazioni di mamma. Le contrazioni sono molto forti e ha lo stimolo di spingere per farti uscire. Dopo una di queste spinte, ecco che si rompono le acque. Lei visita di nuovo mamma e ci dice:
«Temo proprio che non facciamo in tempo. La dilatazione è ormai completa, siamo nella fase finale del parto.»
Nadia ci consiglia di metterci sotto la doccia con acqua tiepida. Noi eseguiamo. Io tengo la cipolla della doccia sulla schiena di mamma e le faccio dei massaggi per accogliere le contrazioni. L’ostetrica passa di tanto in tanto per controllare la situazione.
Dopo un quarto d’ora mamma ci dice di aver bisogno di cambiare posizione. Ci asciughiamo e ci rispostiamo vicino al letto. Mamma si appoggia sul lato lungo del letto.
Dopo una decina di minuti, mamma ci dice che ha bisogno di riposare le gambe. Le viene l’idea di sedere su uno sgabello pensato apposta per partorire. Ha uno spazio in mezzo per permettere al bambino di uscire. Lei si siede lí, io prendo una sedia e mi posiziono dietro di lei, per poterle sorreggere la schiena e massaggiarla.
Il parto
Avresti dovuto vederla, Alexander. Da quel giorno, ogni volta che penso alla forza della Natura, penso a tua madre in quel momento. E mi emoziono. Mi emoziono profondamente di fronte a questa chiara manifestazione del Sublime.
Le contrazioni sono fortissime, mamma mi stringe forte e mi guarda. Io mi sento impotente ma allo stesso tempo responsabile di darle tanta più forza possibile. È quello che faccio. Le sussurro parole dolci all’orecchio, ci stringiamo le mani.
Ad un certo punto arriva una contrazione molto forte. Mamma accoglie il dolore e spinge forte. Nadia si accuccia e dice:
«Ottimo Carolien, vedo una testolina!»
Una sensazione particolarissima da immaginare anche per me. Sentivo solo un gran desiderio di portare tutto a termine. La forza della Natura aveva preso possesso anche di me. Rimango concentrato e aiuto mamma.
La magia ci avvolge completamente, potevo quasi assaporarla. Una sorta di elettricitá morbida e calda. Mi sembrava quasi di percepire l’apertura di un passaggio tra diverse realtà. L’ultima volta che ho sentito questa apertura è stato il 5 maggio dell’anno scorso. Te lo racconterò a tempo debito.
Mamma si prepara per la prossima contrazione. Poco prima che arriva ci dice: «Se questi dolori dureranno ancora molto, temo di svenire». Non facciamo neanche in tempo a realizzare quanto ci ha detto che la vedo: mamma cambia espressione, sembra raccogliersi in sé stessa.
Concentrata in una sorta di estasi, spinge forte. Io tengo le mie mani sulla sua pancia, quasi a volerti accompagnare.
Una spinta forte e poi…
Nadia ti accoglie e ti porta velocemente tra le braccia di mamma. Lei ti prende subito in braccio e ti parla. La prima parola che ti dice è: «Hallo». Un hallo cosí profondo, pieno di amore e di tanti significati che rischio di perdermi nel provare a riportarli tutti. Li ritroverai negli sguardi innamorati che riceverai, ogni volta che ti guarderemo.
Alle 21:20:12 siedi sulle ginocchia di mamma. Alle 21:20:32 arriva il tuo primo vagito. Nadia ti asciuga, mentre tu ti riempi i polmoni per la prima volta di ossigeno. Mamma, come se l’avesse sempre fatto, ti poggia sul suo seno.
Ci spostiamo dallo sgabello al letto. Abbiamo stabilito di non tagliare il cordone ombelicale fino a che la placenta non smetterà di funzionare. Dopo qualche minuto Nadia ci avvisa che il momento era arrivato e prepara gli strumenti per tagliare il cordone ombelicale.
Alle 21:33:12 ho le forbici ed il tuo cordone ombelicale in mano. Ti guardo e ti sussurro: «Amore mio, benvenuto» e taglio. Poi mi avvicino e ti bacio sulla fronte.
Sei del mondo ora, amore mio.
Il post-parto
Dopo il taglio del cordone, come richiesto da noi, vieni messo sul petto di mamma che è sdraiata a letto. Piangi e pian piano ti calmi. Che bella sensazione che deve essere. Vorrei potertela descrivere dettagliatamente, cosí da poterla rivivere quando vorrai, ma non è possibile. Rimarrà forse salvata in qualche area della nostra anima, dove non possiamo arrivare con le parole, ma solo con il cuore.
Nadia e le infermiere si prendono cura di mamma. Io siedo vicino a voi, ammirandovi in tutta la vostra bellezza.
Alle 23:37 ti prendo per la prima volta in braccio per metterti sulla bilancia. Sai Alexander, mi sono sempre sentito terribilmente imbranato con i bambini degli altri. Ho sempre avuto paura di farli cadere, piangere o fare qualcosa di sbagliato. Con te è stato assolutamente diverso.
Non appena ti ho preso tra le mie braccia, tutto mi è sembrato perfettamente logico, pieno di senso. È stato come riprendere in braccio un pezzo di me che aspettavo da tanto. Una sensazione di appartenenza che non dimenticherò mai e che vorrò testimoniarti ogni giorno della nostra vita insieme.
Pesi 3010gr. Nadia dice che sei un po’ piccolo rispetto alla media. Si consulta con il ginecologo di turno e decidono di tenerci in ospedale per due notti, cosí da poter monitorare i tuoi valori di glucosio e glicemia.
Un’infermiera prende i vestitini preparati con cura da mamma. Come prima cosa, ti mettiamo la camicetta della fortuna, regalata da zia Giada.
Ci prepariamo per passare la prima notte insieme. La prima notte della tua nuova vita.
La prima notte della nostra nuova vita.