Dicembre 31, 2022 morenomaugliani

5 cose che ho imparato nel 2022

Un anno è appena finito ed uno nuovo è alle porte. Ad ogni giro di boa mi piace fare una sorta di recap, un viaggio nei 12 mesi appena passati. Mi piace rivedere con gli occhi di un cronista tutto ciò che è successo, come mi sono sentito. Queste sono le 5 cose che ho imparato nel 2022:

1. Riportare l’attenzione su me stesso.

L’errore più comune e meno considerato in quest’era è il sottovalutare la quantità di stimoli e impulsi a cui siamo sottoposti ogni singolo giorno. Nell’arco di venti anni siamo passati da una realtà piccola,  circoscritta all’ambiente strettamente circostante (casa, famiglia, amici, sport, hobby, città/paese ecc.), ad un ambiente potenzialmente senza limiti geografici o temporali. 

Oggi possiamo parlare ed interagire con qualcuno dall’altra parte del mondo senza preoccuparci degli orari o dei costi. Gli smartphone sono diffusissimi e i social media sono diventati uno status symbol per sentirsi parte del gruppo.  

Come tutte le rivoluzioni, non è possibile prevedere i risvolti negativi. 

Mi sono trasferito nei Paesi Bassi nel 2017. Sono partito da solo, lasciando famiglia, amici e lavoro. 

C’è sempre una fase intermedia dopo il trasferimento, che segue l’entusiasmo iniziale. Ci si rende conto che la nuova realtà è appunto una nuova realtà, che per quanto affascinante non ci appartiene ancora. Allo stesso tempo, la realtà della vita precedente non ci appartiene più, perché riguarda il passato.

Una sorta di limbo. Non si è né l’uno né l’altro. Questa è la fase che molti expat non riescono a sopportare e superare. 

Nonostante fossi impegnato a costruire la mia vita qui (curare la relazione, cercare lavoro, imparare la lingua), sentivo sempre il bisogno di ricorrere ai social per rimanere in contatto con la realtà che già conoscevo e che avevo lasciato. 

Il tempo passato con il telefono in mano aumentava sempre più, fino a diventare un automatismo, una parte integrante della mia vita. 

Col senno di poi, questa dinamica è stata dannosissima. Avevo fatto mia l’equazione lasciare il telefono = rimanere solo. Questi sono i danni che ne ho avuto:

  • La mia capacità di concentrazione ha iniziato a diminuire (io che potevo leggere ore ed ore!).
  • Dovevo essere sempre impegnato in qualcosa, anche quando non avevo niente da fare.
  • La FOMO (Fear Of Missing Out) ha assunto dimensioni colossali.
  • Ho iniziato a dubitare della scelte fatte.
  • Qualsiasi risultato ottenessi, non era mai abbastanza.

Come una sorta di spirito di sopravvivenza, il mio inconscio mi chiedeva sempre più chiaramente di rompere questo circolo vizioso. Il primo passo era chiaro: staccarmi dallo smartphone e dal mondo dei social media.

Dopo questa prima disintossicazione, ho iniziato a vedere le cose da un’altra prospettiva. Una prospettiva che di colpo mi sembrava ovvia, scontata: mi ostinavo a confrontare i miei sacrifici quotidiani con la versione edulcorata della vita di altre persone. 

Come ero potuto cadere in un tranello simile? Perché sono stato cosí duro con me stesso da ignorare tutti i passi intrapresi, non ritenendoli mai all’altezza? Ma poi, all’altezza di chi e di cosa precisamente?

Liberarmi dall’oppressione delle solite 2 o 3 app mi ha ridato spazio e soprattutto tempo. Ho iniziato a guardarmi indietro, analizzando tutto ciò che avevo raggiunto in soli 4 anni. Lo riassumo brevemente qui:

  • Terminato un master al Prins Claus Conservatorium di Groningen
  • Iniziato lo studio dell’olandese
  • Superamento dell’esame di stato in lingua olandese
  • Iscrizione al conservatorio di Enschede
  • Laureato come insegnante di Musica e Arte (in olandese)
  • Scritto una tesi sulla progettazione di un’app di realtà aumentata per insegnare a suonare il piano (in olandese)
  • Assunto in un liceo come professore di Arte e Cultura
  • Fondato MoreDrums, la mia scuola di Batteria

Il tutto facendo lavori secondari che mi permettessero di mantenermi e sentirmi autosufficiente. Ho lavorato a lungo in un ristorante (iniziato come lavapiatti e finito come aiuto cuoco), preziosissimo tra le altre cose per imparare la lingua. Ho lavorato per PostNL con orari di lavoro importanti. I turni iniziavano alle 3:45 (si, di mattina), fino alle 9:30/10:00. 

Sui social continuavo a vedere i soliti contenuti iper selezionati per dare l’impressione di essere felici ed appagati. Io che invece ero felice ed appagato, lo ignoravo perché troppo impegnato a pensare agli altri. Agli amici che avevo lasciato e che andavano avanti senza di me. Ai lavori in cui venivo sostituito.

Poi ho iniziato a ribaltare il confronto: chi sarebbe in grado di fare ció che ho fatto io e raggiungere il livello che ho raggiunto fino ad ora?

Posso garantire che una, o ottimisticamente due mani saranno sufficienti per rispondere. 

Finalmente ho iniziato a guardare ai miei successi dandogli il peso che giustamente meritano. Cose vere fatte con disciplina e dedizione. Non foto e video ritoccati per far credere di essere felici.

L’autostima è salita vertiginosamente e con essa la motivazione a crescere ancora di più.

2. Adottare una routine mattutina

Prima della “disintossicazione” di cui ho appena parlato, la prima cosa che succedeva appena sveglio era prendere il telefono e andare sui social ancora prima di preparare la colazione.

L’incubazione e poi l’assuefazione a questa dinamica sono molto lente. Non ci si accorge subito dei danni che provocheranno. Soprattutto perché – e sembra paradossale – si arriverà ad un punto in cui non si avrà più la lucidità per fare certi tipi di riflessioni.

Dopo la disintossicazione da telefono e social media, ho realizzato di avere più tempo di quanto credessi. Tempo che fino a poco prima usavo per essere bombardato da impulsi e stimoli esterni. Il termine bombardato non è affatto esagerato, rappresenta effettivamente cosa succede nel nostro cervello quando prendiamo il telefono e apriamo le solite app. Nel frattempo il mio corpo diventava sempre meno flessibile e la mia testa sempre troppo piena.

Ho realizzato quasi subito che queste abitudini dovevano essere aggiustate quanto prima. Non combaciavano più con la persona che stavo diventando. Sentivo il bisogno di creare una routine che mi permettesse di iniziare la giornata raccogliendo il massimo delle energie.

La prima fase della giornata doveva essere incentrata su di me, non sugli altri. 

La mia routine mattutina prevede:

  • Sessione di yoga
  • Sessione di meditazione
  • Lettura durante la colazione (fiction o non fiction)
  • Journaling

Per tutto questo tempo, il telefono rimane comodamente in modalità aereo. Se lo utilizzassi cadrei nuovamente preda di ciò che le altre persone (per quanto spesso in buona fede) si aspettano o hanno bisogno da me.

È un po’ come in aereo: prima di aiutare gli altri, bisogna indossare la propria maschera di ossigeno.

Con questa routine ho ripreso contatto con il mio corpo e la mia mente. Non sono stato mai molto flessibile, eppure dopo qualche settimana mi sono ritrovato a toccarmi le punte dei piedi. Dopo qualche mese toccavo direttamente il pavimento. La meditazione mi ha permesso di riprendere consapevolezza dei pensieri che lasciavo entrare nella mia mente e degli effetti che questi avevano sul mio corpo. Ho riguadagnato l’autorità di scegliere a cosa dare spazio e a cosa no.

Leggere durante la colazione è una delle attività che mi da maggior piacere. Amo leggere e mi rendevo conto di dedicargli sempre meno tempo. Stabilire di leggere almeno 20 pagine al mattino mi garantiva quel tempo e la pace che un momento del genere porta con sé. Nel frattempo ho perso il conto di quanti libri abbia letto.

Il quarto step della mia routine mattutina prevede il journaling. Se vuoi saperne di più ed iniziare, ti consiglio di leggere questo articolo.

Il fine è molto semplice: riportare su carta tutti i pensieri, riflessioni, piani, idee o quant’altro che rischiano di sedimentare nella mia mente. È un po’ come svuotare la cache di sistema o liberare la RAM di un computer. 

Grazie a questo modo metodico di iniziare la giornata ho riguadagnato controllo sul mio umore e produttività. Ho realizzato quanta influenza possa esercitare su me stesso e l’ambiente che mi circonda, adattandolo ai miei bisogni, anziché viceversa. 

3. Migliorare il processo, non il risultato.

Siamo portati a pensare che il percorso più breve tra A e B sia sempre quello più efficace.

Niente di più sbagliato. Cosí come l’arciere di Machiavelli – che pare mirare più in alto del bersaglio, ma solo perché tiene conto della traiettoria – ho imparato a prendermi cura del processo e non del risultato.

Scelte sbagliate vengono sempre da sistemi fallati. È quasi impossibile fare scelte giuste in un sistema che non le favorisca.

Quest’anno ho sentito il bisogno di sistemare due aspetti della mia vita. Uno era la dieta e l’altro lo sport. Anziché farmi prescrivere una dieta e comprare l’abbonamento in palestra, ho iniziato ad esplorare i problemi, cercando di trovare il dente difettoso nell’ingranaggio.

Com’è costruita la mia giornata? E la mia settimana? Quando mangio? Cosa mi porta a scegliere un piatto piuttosto che un altro? Cosa posso fare affinché la forma fisica diventi una conseguenza del mio comportamento?

Le mie abitudini alimentari erano incastrate nelle sabbie mobili di una vita troppo sedentaria. Fino a che non avessi iniziato ad usare diversamente il mio corpo, non avrei visto cambiamenti degni di nota. 

Il mio inconscio (come spesso succede) ha iniziato a pungolarmi con l’idea del Triathlon. In questo articolo racconto come e perché ho iniziato.

5 cose che ho imparato nel 20225 cose che ho imparato nel 20225 cose che ho imparato nel 2022Ho iniziato ad allenarmi prima 3, poi 4 volte a settimana. Nuoto, corsa e ciclismo. I cambiamenti, come mi aspettavo, non sono tardati ad arrivare. La massa grassa ha iniziato a diminuire lasciando il posto ai muscoli. Ho guadagnato tonicità e forza. Il battito cardiaco si è abbassato (la notte sono arrivato a 35 battiti al minuto). Soprattutto, il mio corpo ha iniziato a chiedermi un altro tipo di nutrimento. Dolci e zuccheri non erano più richiesti perché relativamente inutili negli sport di resistenza.

Ho iniziato a perdere peso, innescando un circolo virtuoso che mi ha spinto a mantenere questo ritmo tutto l’anno.

Praticamente, ho raggiunto i mio obiettivi (dimagrire e migliorare la forma fisica) senza intervenire direttamente sui risultati, ma sui sistemi che mi portano a raggiungerli.

Voglio essere chiaro: questo approccio non è di certo semplice. Richiede dedizione e disciplina. 

È utile fare una distinzione per evitare confusione. C’è una differenza sostanziale tra motivazione e disciplina. La motivazione è ciò che ci spinge a fare qualcosa quando lo desideriamo, quando ne abbiamo voglia. La disciplina, d’altro canto, è ciò che porta a fare quella determinata cosa anche quando la motivazione non c’è. Possiamo controllare la disciplina, ma non la motivazione. 

L’agire costantemente con disciplina, porta alla dedizione, cioè il dedicarsi interamente al raggiungimento di un obiettivo.

4. Riordinare le priorità nella mia vita

Il 2022 sarà impresso a fuoco nella mia mente, perché è l’anno in cui ho dovuto salutare mia madre. Il 5 maggio di quest’anno mamma si è arresa al mesotelioma pleurico dopo soli 5 mesi. Ho deciso di raccogliere tutto ciò che ci è successo nella speranza di aiutare chi come noi si è trovato, si trova o si troverà nella nostra situazione. Qui ho parlato della diagnosi, qui dell’inizio delle cure, qui dell’ultimo periodo. In questo articolo ho raccolto tutto ciò che mi passava per la testa negli ultimi 3 giorni passati accanto a mia madre.

Ricordo chiaramente pochi istanti dopo l’ultimo respiro di mamma. L’infermiera ci chiede di lasciare la stanza, cosicché loro possano “prepararla”. Io passo davanti alla porta del bagno, guardo fuori dalla finestra e vedo un gruppo di ragazzi che fumano. In quel momento lo sento: qualcuno che mi strappa un velo da davanti gli occhi. Oltrepasso la porta della stanza e sento chiaramente che qualche pezzo di me è rimasto lí dentro, volatilizzandosi per sempre. Non mi appartiene più.

Tutto ci era crollato addosso senza preavviso. La reazione naturale che ho avuto è stata quella di arrendermi. Quando una delle persone più importanti e invincibili della tua vita deve lasciarti, ti accorgi che le cose non stanno effettivamente come credevi. Realizzi che in fondo, non c’è alcuna garanzia che lo stesso non succeda a te. Non sai quando, né come. 

Ogni singolo istante, per quanto inutile, noioso, scontato possa sembrare, è e rimarrà unico. Questa realizzazione può arrivare solo quando ci si trova di fronte alla natura delle cose. Solo allora la si comprende veramente. Prima di quel momento la si può afferrare, ma solo empiricamente. Manca quel senso d’urgenza che viene dalla mancanza di un’alternativa.

Ho deciso allora che mi sarei preso cura del mio corpo e della mia anima. Questo mio corpo fa del suo meglio da 37 anni per tenermi vivo e farmi fare questa esperienza al massimo delle potenzialità. È ora che inizi a prendermene cura davvero, mangiando e bevendo consapevolmente, allenandolo a rimanere il più a lungo possibile in forma. Voglio renderlo il tempio ideale per la mia mente, la mia anima, che allora avrà modo di spiegarsi al massimo.

Dall’inizio dell’anno ho iniziato ad includere momenti di gratitudine nelle mie meditazioni quotidiane. Ringrazio ogni giorno per l’Amore che ho ricevuto e riceverò nella mia vita e prego di essere in grado di condividerlo con le persone che incontrerò. 

Non c’è altra cosa che ritengo più importante e duratura, quando non ci sarò più. 

5. Preparami a donare

Il 2022 rimarrà impresso nella mia memoria anche per una grande gioia. Da agosto io e mia moglie siamo in dolce attesa. A maggio 2023 arriverà nostro figlio.

3 scarpe con 3 palloncini

 Diventare padre è un mio grande desiderio. Mentre scrivo ci troviamo a ridosso della ventiduesima settimana, oltre la metà dunque. Con l’aumentare delle settimane, è aumentata anche la consapevolezza di ciò che sta succedendo.

Ho realizzato che la responsabilità di un padre non è solamente quella di mettere un piatto davanti al bambino e fare in modo che abbia tutto ciò di cui ha bisogno. 

Dovrò educare mio figlio, accendere la curiosità, farlo innamorare della vita. Insegnargli a cercare il bello nelle cose, ad avere rispetto dapprima per sé stesso e quindi per gli altri. Donargli la parte più profonda del mio cuore senza chiedergli nessuna garanzia in cambio. Crescere insieme discutendo degli errori che immancabilmente faremo. Ridere insieme, ridere tanto. Dovrò insegnargli a non prendersi troppo sul serio. 

Dovrò donarlo alla vita, perché possa farne ciò che meglio crede. 

Conclusioni

Queste erano le 5 cose che ho imparato in questo 2022 che sta per finire. 

Cosa hai imparato tu in questo anno?