Oggi Alexander ha avuto una giornata storta. Nel pomeriggio ha pianto molto più spesso del normale. I suoi suoni iniziano a cambiare. Non c’è più solo il pianto classico, ma anche altri suoni che spesso lo precedono.
Insieme con Carolien abbiamo fatto ear training analizzando il suo pianto e confrontandolo con tutte le possibilità del baby language. Priscilla Dunstan ha isolato una serie di suoni che i bambini di tutto il mondo producono in diverse situazioni. Un neh indica fame, un eair aria che deve uscire fuori, owh il bisogno di dormire, e così via. Guarda il video per approfondire.
Gli abbiamo dato da mangiare, fatto fare il ruttino, cambiato il pannolino. Tutto ciò di cui poteva aver bisogno. Eppure continuava a piangere. Alternava un lamento continuo a momenti di rabbia che non riuscivamo a spiegarci. Pur avendo provato tutte le possibili cause, avevamo la sensazione fastidiosa di aver dimenticato di controllare qualcosa.
Dopo un po’ ci è tornato in mente che intorno alle 8 settimane il bambino passa ad uno stadio successivo dello sviluppo. Il pianto più frequente ne è un segno distintivo. Lo vediamo prendere sempre più consapevolezza delle sue mani. Inizia ad afferrare oggetti (e capelli). Quando giochiamo e ci avviciniamo con il volto, prova a raggiungerlo con le mani.
Il mal di pancia è anche diminuito. Sembra che abbia capito come funziona il sistema. Ci sono meno “produzioni” in un giorno rispetto a qualche settimana fa, ma più sostanziose.
In queste fasi è ancora più importante comunicare col proprio partner. Il pianto continuo può non essere facile da gestire.
Ho preso in braccio Alexander per consolarlo un po’ e aiutarlo a calmarsi. Ho provato diverse posizioni prima di metterlo fronte mondo. Pian piano si è calmato.
Ho avuto una sorta di epifania, in cui ho sentito nel profondo che per quella piccola creatura noi siamo l’unica fonte di salvezza. Loro dipendono in tutto e per tutto da noi. Abbiamo una responsabilità e un privilegio importantissimi. Arrabbiarsi col bambino sarebbe la cosa più sbagliata da fare. Anzi più nociva, soprattutto a lungo termine.
Come scritto ieri, tutte le esperienze vengono salvate direttamente nell’inconscio. Qualora fossero esperienze spiacevoli, ci saranno collegamenti spiacevoli quando, più avanti nel tempo, quelle verranno richiamate alla memoria.
Ho guardato Alexander negli occhi, mi sono tolto ogni possibile armatura e gli ho detto molto candidamente che lo amo profondamente. Che noi non siamo mai stati genitori e che facciamo del nostro meglio per farlo stare bene. Che mi dispiace se a volte non capiamo subito di cosa abbia bisogno. Ma stiamo imparando. Lui a comunicare e noi ad interpretare.
È una fase che non vorrei perdermi per niente al mondo.