Gennaio 13, 2024 morenomaugliani

La nascita di mio nipote

Cronaca di Raffaele

descrizione dei membri della famiglia

La nascita di un nipote, specialmente del primo, è quanto di più vicino ci possa essere alla nascita di un figlio. Il 2023 si è concluso nel migliore dei modi, con l’arrivo di mio nipote Raffaele.

La mia passione riportare i fatti per come sono accaduti ha in realtà radici lontane nel tempo. Quando mia sorella Giada è venuta al mondo avevo 8 anni. Ho preso un foglio a righe e una penna ed ho scritto la “Cronaca di Giada”. In 4 pagine ho descritto tutto quanto successo il 20 maggio del 1993.

Scrivere è il mio modo di lasciare il segno, di dire “Io c’ero e questo è quello che ho visto”. Sapere che qualcuno gioverà delle mie parole, del leggere le mie esperienze, sembra dare una direzione alla mia vita. Passiamo tanto tempo a distrarci, ad illuderci che la felicità arriverà quando avremo raggiunto un determinato status, o comprato una certa cosa. La cosa che sto pian piano comprendendo nel profondo, è che la Vita vera si annida proprio in quei momenti di distrazione.

E allora io li scrivo. Io scrivo tutto. Scrivo delle esperienze più belle (come la nascita di mio figlio) tanto quanto di quelle più brutte (come la perdita di nostra madre).

Questo è il racconto della nascita di mio nipote:

Cronaca di Raffaele

La cronaca di Raffaele inizia sabato 30 dicembre alle 17:25.

Io e nonno Pietro siamo appena arrivati alla parrocchia di Santa Siforosa a Tivoli Terme per un concerto della corale Santa Caecilia. Nonno canta tra i tenori ed io posso partecipare come percussionista su alcuni brani.

Appena arrivati squilla il telefono di nonno:

«Papà sono Giada, mi si sono appena rotte le acque!»

Appena tuo nonno me l’ha detto, ho iniziato a girare da una parte all’altra incredulo, felice e profondamente grato per questo miracolo a cui potevamo assistere.

Ho chiamato tua madre per sentirla. Mi ha rassicurato e spiegato che si stava preparando per andare all’ospedale.

Il concerto è iniziato ed è andato benissimo. È stato difficile rimanere concentrati pensando a voi. Subito appena finito ho telefonato a tuo padre per avere notizie. La situazione era relativamente stabile, volevi ancora prenderti del tempo prima di arrivare. Non era ancora il caso di venire all’ospedale.

Siamo tornati a casa ed io ho dovuto mettere via il telefono per evitare di scrivere o telefonare ogni cinque minuti.

La notte è passata velocemente, almeno per noi. Al mattino ho afferrato subito il telefono per vedere se ci fossero novità. Non avevi ancora fretta di arrivare tra noi. Abbiamo telefonato a papà per capire cosa fare. La cosa migliore sarebbe stata partire appena saresti arrivato.

La mattinata è passata lentamente. Tuo cugino Alexander ci ha intrattenuto con i suoi gridolini. Gli abbiamo detto che stavi arrivando, ma secondo me lui lo sapeva già.

Ora sono le 12:40 del 31 dicembre 2023. Alle 12:36 papà ci ha mandato un messaggio dicendoci che tutto era pronto per il tuo arrivo.

Io sono inondato da tantissime emozioni. Spesso non riesco a verbalizzarle e quindi mi commuovo. Mi perdo ad immaginare il tuo visetto. L’energia che si respirerà nella stanza dove stai per arrivare. Penso a tua madre. Il cuore mi si stringe nell’Amore che provo per lei dal primo momento che l’ho vista. Lotto contro l’inutile bisogno di voler fare qualcosa per lei. Il pensiero si allarga e penso al mondo in cui stai per arrivare. A tutte le persone che incontrerai. Alle persone che non incontrerai in questa realtà, ma che magari hai già incontrato dove sei ora e che sentirai presenti ogni singolo momento della tua vita. Sogno il momento in cui potrò stringerti tra le mie braccia e guardare tua madre e tuo padre pieno di orgoglio e gratitudine.

Dopo pranzo mi sono messo a letto preda del mal di testa. Alle 15:01 ho scritto un messaggio per chiedere aggiornamenti. In quel momento è successa la magia, Raffaele. Io ti racconto i fatti. A te spetterà interpretarli:

Una sensazione strana si è impossessata di me lenta ma inesorabile. Il mio cuore ha iniziato a battere più velocemente mentre immagini di tua madre e di te mi inondavano la mente. Ero sicuro che stessi arrivando, come se fossi li con mamma e papà. Non so né come né perché, ma io lo sentivo. Sapevo che stavi arrivando.

Non riuscivo più a stare sdraiato. Il cuore era arrivato a più di 100 battiti al minuto. Sono andato di là dove c’erano anche zio Giancarlo e zia Tiziana. L’ho guardata e le ho detto “Io mi sento che sta succedendo ora”. Erano le 15:15.

Una notifica attiva lo schermo del telefono. Lo afferro senza pensarci troppo. Erano le 15:18. Tuo papà ci ha mandato il video in cui ti abbiamo visto e sentito per la prima volta. Un minuto prima, alle 15:17 eri venuto alla luce. Eri tra noi!

Ho gridato “È nato! È nato!”

Tutti si sono avvicinati per vedere il video. Ci siamo commossi tantissimo. Nonno Pietro piangeva di felicità. L’ultima volta che gli ho visto questa espressione è stato quando è nata tua madre. “Papà non sapeva se ridere o piangere” ho scritto nella Cronaca di Giada. Allora avevo 8 anni e non capivo come ciò fosse possibile. Oggi, tenendo in mano il telefono e accarezzando tuo nonno che piange mentre il mio petto vuole esplodere di felicità e la vista è annebbiata dalle lacrime, capisco. Non chiedermi di descriverlo. È una magia che ti auguro con tutto il cuore di provare a tempo debito.

Ci siamo preparati velocemente e nel giro di dieci minuti sedevamo in macchina. Zio Giancarlo e zia Tiziana erano già pronti e sono partiti prima di noi.

Alle 16:58 abbiamo incontrato papà che ci ha accompagnato dentro. Alle 17:03 ti abbiamo visto per la prima volta. L’infermiera e papà ti stavano accompagnando in reparto. Che emozione profonda, Raffaele. Vederti per la prima volta dopo averti sognato così a lungo.

Poco dopo abbiamo potuto vedere tua madre. Appena sono entrato mi sono seduto vicino a lei e le ho preso la mano. Davanti a me avevo una donna che aveva appena compiuto il miracolo della vita. Le ho chiesto come stava mentre sentivo tante emozioni diverse crescere dentro di me. Tutte le parole che avrei voluto dirle sono annegate nelle lacrime che non riuscivo più a trattenere.

«Perché piangi amore» mi ha detto tua madre «c’è da essere felici oggi».

Ed io infatti lo ero, tanto da non riuscire a trovare le parole. Ero felice di averti conosciuto, felice che mamma stesse bene. Mentre tenevo la mano di tua madre e la baciavo, ho rivisto tutta la nostra vita insieme. 30 anni di vita. L’ho rivista dietro il vetro del nido dell’ospedale. L’ho rivista nella carrozzina poggiata sulla poltrona di nonno e nonna quando è arrivata a casa per la prima volta. Ho ricordato il suo profumo quando l’ho presa in braccio per la prima volta. Ho rivisto i suoi capelli nerissimi e ricci crescere. Le sue scarpette nere di vernice. Il bauletto del primo giorno di asilo. Il grembiule delle elementari. L’Amore incondizionato che ho da subito provato per lei. Lo stesso amore che ti prometto con queste parole.

Tantissimi ricordi si sono accavallati. Tanta vita mi è passata davanti agli occhi e dentro il cuore. Non sarei mai riuscito a dirglielo.

«Che cosa hai sentito quando te l’hanno poggiato sul petto?» le ho chiesto.

«Una sensazione di pienezza, di vita, di amore. Sono rimasta spiazzata, l’ho guardato e volevo quasi  chiedergli “ma sei tu?”. Poi dopo un po’ ha aperto gli occhi e mi ha guardato anche lui. Quella è una sensazione troppo bella.» mi ha detto mamma. «Avevo paura del dolore, ma quando te lo rimettono tra le braccia ti risenti completa».

Mi sono ripreso e sono uscito per far entrare zia Carolien. Sono andato da tuo papà per parlargli. Era seduto in sala d’attesa con tua sorella Rebecca in braccio.

«Qual è stata la cosa che ti è rimasta più impressa?» gli chiedo.

«Eravamo tranquilli, il personale ha sempre mantenuto la calma e l’ha trasmessa a Giada. Alla fine è andato tutto bene e quello è l’importante.»

«Qual è stata il primo pensiero che ti è venuto in mente quando l’hai visto per la prima volta?»

«Che era bellissimo.» mi ha risposto con gli occhi della felicità.

nonno, fratello e sorella con il nipotino appena natoAlle 17:55 le infermiere hanno portato mamma in reparto. In corsia a fare il tifo c’era anche tuo cugino Alexander, in braccio a nonno Pietro.

L’abbiamo raggiunta pochi minuti dopo e siamo entrati in stanza a turno. Tua madre mi guarda e mi fa:

«Io ho fame. Voglio mangiare. Apri quella busta, c’è un panino al prosciutto»

Eseguo.

Il panino è durato pochi morsi, ridando colore alle guance di mamma.

Alle 19:07 ti hanno portato in stanza da noi e ti abbiamo rivisto. Quando hai iniziato a piangere mamma ti ha preso in braccio. L’ho vista per la prima volta insieme a te e quell’immagine non la dimenticherò mai. Ho provato a fissare tutto in una foto, ma non si può.    

Dopo un po’ nonno ha dato il cambio a zia Carolien che è venuta ad ammirarti.

Poco dopo ci siamo decisi ad andare via. Con zio Giancarlo e zia Tiziana abbiamo stabilito un menù d’emergenza per la fine dell’anno e ci siamo dati appuntamento a casa di nonno Pietro e nonna Giovanna. Sarebbe stato un capodanno speciale, vissuto con la consapevolezza di aver ricevuto il dono più bello che potevamo aspettarci. Non posso pensare ad un augurio migliore, ad un inno alla vita più profondo e autentico di una nuova vita che arriva a benedire le nostre.

Il pomeriggio del 1 gennaio siamo tornati a trovarti. Io, zia Carolien, Alexander e Truus saremmo ripartiti il giorno dopo. Ho provato a spostare il volo, ma non ce n’erano di disponibili prima che zia dovesse tornare a lavorare.

Alle 16:21 ci siamo fatti la prima foto insieme: io, te, Carolien e mamma.

Alle16:38 del 1 gennaio 2024 ti ho preso in braccio per la prima volta. Ti avevo tra le mani così piccolo eppure così potente nella maestosità del miracolo che rappresenti.

Ti ho augurato ogni bene possibile. Che tu possa avere tutta la serenità di cui hai bisogno. Ti ho dato il benvenuto tra noi, con la promessa che nonostante le distanze, ci sarei sempre stato per te. Non vedo l’ora di farti conoscere cose nuove, andare insieme a  tuo cugino Alexander alla ricerca della bellezza. Imparare a trovarla in ogni giorno che passa.

In questi giorni di passaggio e di cambiamento mi trovo spesso a chiedermi quale sia la mia missione. Mi chiedo se ne abbia effettivamente una. A volte intravedo la risposta, altre no. Quello che voglio trasmetterti con questo scritto è la memoria. Quando sarai grande, quando ti sentirai smarrito o indeciso, mi auguro che queste parole e quanto descritto qui ti aiutino a ritrovarti. Sono convinto che queste parole ti giungeranno nuove ogni volta che le leggerai in una fase diversa della tua vita.

Contengono molto di più dei fatti che sono successi quando sei venuto al mondo. Starà a te trovarli tra le parole.

Ti lascio la possibilità di interpretarle come vorrai e quando vorrai, attingendo alla tua fantasia ma soprattutto al tuo cuore, che tutti insieme riempiremo ogni giorno di Amore.

Sei proprio un caro nipotino, eh! 😉

Con amore,

Zio Moreno