Il sostegno di plastica verde è montato al lato corto del box. All’estremità superiore è appesa un’elica da cui pendono 3 peluche. Tramite dei pulsanti si può accendere la musica, avviare la rotazione dell’elica e proiettare delle luci sul soffitto. Da quando l’abbiamo montato, Alexander non fa altro che guardare questo giocattolo, anche quando è spento.
Nel pomeriggio, dopo il biberon, l’ho messo nel box e ho avviato l’elica senza musica. La velocità di rotazione è perfetta, né troppo veloce né troppo lenta. I tre peluche sono un’orsetto marrone, un uccellino celeste e una lumaca gialla e rossa. Quest’ultima è la preferita di Alexander. Ogni volta che entra nel suo campo visivo si eccita e si muove tutto. Appena ne esce, è come se non esistesse più.
Questo ha a che fare con la permanenza dell’oggetto studiata da Piaget. Il bambino non ha ancora la capacità cognitiva di riconoscere che un oggetto (o persona) continui ad esistere anche se fuori dal campo visivo. È la stessa dinamica per cui piange quando lo mettiamo nel box o a letto e ci allontaniamo. Nella sua esperienza, noi non esistiamo più e lui è stato abbandonato.
Oggi per la prima volta Alexander ha seguito un giro completo della lumaca gialla e rossa. Dall’inizio alla fine. Io lo osservavo senza farmi vedere, per non distrarlo.
Nei giorni scorsi avevo già notato che quando ci allontanavamo iniziava a seguirci con lo sguardo.
Naturalmente essere testimone di questa (seppur piccola) pietra miliare è stato bellissimo. Ma non è la cosa che mi ha colpito di più. È stato un pensiero che è scaturito mentre guardavo il modo in cui Alexander fissava la lumaca.
In quei momenti non esisteva nient’altro. L’atto di guardare ciò che lui in quel preciso momento riteneva interessante prendeva tutta la sua attenzione. Non c’era spazio per distrazioni. Dubbi.
Attenzione. Questa è la parola che ha continuato a ronzarmi in testa. Ci è rimasta perché sono mesi che lotto contro me stesso per riconquistarla.
Negli ultimi tempi ho la netta impressione di essere rinchiuso in una gabbia. La cosa che mi fa arrabbiare ancora di più, è dover ammettere che mi ci sono rinchiuso da solo. E ora non ritrovo più la chiave. Troppi stimoli, troppe cose a cui credo di dover prestare attenzione. Non riesco più a distinguere lucidamente cosa sia importante e cosa sembri essere importante.
Mai come negli ultimi giorni sono impegnato a disintossicarmi. Ho deciso di diminuire l’uso del telefono al minimo. Noto con piacere che i social diventano sempre meno attraenti. Dopo qualche minuto mi annoio e chiudo l’app. Una piccola conquista in questa guerra.
Sto leggendo molto di più. Sia libri normali che audiolibri. Quando allatto Alexander apro l’app Kindle e leggo (anche e soprattutto di notte). Quando devo cullarlo per farlo addormentare ascoltiamo insieme un audiolibro.
Quando sono a casa, quando sono con mia moglie e mio figlio, voglio esserci veramente. Non solo fisicamente.
Puoi dire lo stesso di te?