“Nel giardino sul retro uno dei cani si è messo ad abbaiare. Le foglie del pioppo tremulo che si piegava dietro la finestra ticchettavano contro i vetri. Il sole pomeridiano abitava la stanza come un essere a sé stante, una luce diffusa di benessere e generosità. Avremmo potuto essere in qualsiasi posto, in un mondo incantato.”
Mi perdo in questa istantanea di Raymond Carver in “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” e vedo me e Alexander oggi.
La giornata è stata più difficile di ieri. Gli effetti dello scatto cognitivo si fanno sentire ancora. Riusciva a dormire solo in braccio. Metterlo nel box voleva dire doverlo riprendere dopo cinque minuti.
Nello sguardo riconoscevamo lo smarrimento della crescita. Tendiamo a sottovalutare come debba essere la vita per un neonato. Non prendiamo minimamente in considerazione il trauma che ha appena vissuto nel venire al mondo. Non parlo di parti difficili, già il semplice cambio di realtà basta e avanza.
«Che dici lo mettiamo a letto di sopra?» mi chiede Carolien mentre cambia Alexander. Negli ultimi giorni stiamo provando a creare una sorta di routine serale. Iniziamo con il farlo abituare all’idea culla=dormire.
«Possiamo provarci» rispondo più fiducioso di quanto la giornata di oggi consentirebbe.
«Lascia fare a me.» Carolien mi fa l’occhiolino e sale di sopra con Alexander in braccio.
Dopo venti minuti abbondanti la sento scendere le scale.
«Bisogna saper aspettare oggi. Ci vuole tanta pazienza» dice entrando in salone. Io le sorrido e continuo a leggere. Vederla diventare mamma ogni giorno di più mi riempie di una felicità indescrivibile. Un misto di entusiasmo, orgoglio e nostalgia.
Non passano neanche dieci minuti. Alexander è di nuovo sveglio e ci tiene a farlo sapere a tutto il vicinato.
Salgo di sopra con il mio e-reader. Invece di prenderlo direttamente in braccio, mi siedo sulla poltrona accanto alla culla e gli metto una mano sul petto. Lo facciamo dormire con un sacco a pelo per neonati. In questo modo non abbiamo bisogno di lenzuola per coprirlo.
Con la mano destra sul petto inizio a cullarlo. Apro l’e-reader e inizio a leggere. Il racconto di Carver si intitola “Distanza”. Inizio a leggere enfatizzando la melodia del testo, incantato dal ritmo dei dialoghi. Alexander protesta per un po’, ma sotto la mano lo sento calmarsi.
Leggo ad alta voce come non faccio mai. Riga dopo riga. Una pagina dopo l’altra. Mi sembra di descrivere un quadro. Il respiro di Alexander si fa più dolce e regolare. Lo sento rilassarsi sotto la mia mano fino a cadere in un sonno profondo.
Truus abbaia di sotto. La pioggia batte educata ma decisa alla finestra.
“Avremmo potuto essere in qualsiasi posto, in un mondo incantato.”