Luglio 9, 2023 morenomaugliani

Churros e cambio pannolini

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

La giornata di ieri è stata tanto bella quanto stancante, per tutti e tre. La nottata non ci ha aiutato a recuperare. Stamattina sia io che Carolien eravamo ancora stanchi.

Intorno alle 8 settimane il neonato passa (o si prepara a passare) ad una nuova fase. Inizia a scoprire e utilizzare patterns che riguardano sensazioni o movimenti che può fare. Le mani non sono più delle cose che a volte passano come meteore nel proprio campo visivo. Rispondono a dei comandi. Possono afferrare cose. Con la voce si possono produrre diversi suoni. Il viso può produrre diverse espressioni. Il labbro inferiore può diventare un arma di convinzione di massa, se piegato nella giusta maniera.

Il neonato riconosce la mamma e il papà e inizia a preferirli alle altre persone che non vede tutto il giorno. Il periodo di tempo in braccio a qualcun altro si riduce considerevolmente. In questa fase è normale che pianga di più.

Il problema è che questo arriva dopo 8 settimane di sistematica privazione del sonno dei genitori. Posso assicurarti che non è una passeggiata.

Non riuscendo a dormire bene, la stanchezza si accumula e la resistenza a stimoli esterni diminuisce. Ho letto di genitori che scoppiano a piangere insieme ai bambini. Non siamo arrivati fino a questo punto, ma comprendo molto bene quella sensazione di impotenza.

Ho già scritto della privazione del sonno e dell’importanza della comunicazione con il partner. Bene, in questa fase rimanere in contatto è ancora più importante.

Io e Carolien ci facciamo forza a vicenda. Interveniamo subito quando l’altro è in difficoltà. Rinunciamo a piccole libertà in cambio della gioia infinita che ci da un sorriso inaspettato, o un visetto rilassato che riposa tranquillamente.

Stiamo prendendo altre abitudini, una delle quali è abbastanza singolare: abbiamo un set con cuscino, pannolini e salviette umidificate nel salone di sotto, per non dover andare di sopra quando c’è bisogno di cambiare Alexander. Il nostro piano di lavoro è il tavolo, con beneplacito delle nostre schiene.

Per qualche ragione che non sappiamo spiegare, Alexander ama quel posto. È l’unica volta in cui lo metti giù e non piange o si calma se sta piangendo.

Negli ultimi giorni lo lasciamo sempre più spesso sul cuscino, in mezzo al tavolo, anche dopo averlo cambiato.

Stasera abbiamo mangiato dei churros seduti al tavolo, con Alexander sdraiato nel mezzo.

Guardavo lui muoversi alla scoperta di quelle cose buffe attaccate alle braccia, mentre inscenava un monologo con la lampada attaccata al soffitto.

Poi spostavo lo sguardo su mia moglie. I nostri sguardi stanchi annullati da quella manifestazione d’amore che avevamo davanti a noi, sul tavolo della cucina.

Domenica sera, ore 20:35.