Luglio 4, 2023 morenomaugliani

Wuthering Heights e Doom Thinking

Foto di ciottoli sul bordo di un fiume

Perdiamo così tanto tempo ed energia nel ricercare qualcosa che speriamo assomigliare alla felicità. Un vero peccato. Non parlo del fuoco della passione, quello che ci porta ad esplorare sensazioni, sentimenti e realtà nuove.

Parlo della distrazione con cui guardiamo alla nostra vita. A quanti dettagli ci lasciamo sfuggire.

Odio scrivere queste parole. Le odio già quando le penso, prima di scriverle. Suonano come un cliché trito e ritrito. Però signori, qui c’è da togliersi per un attimo il monocolo e il cilindro e guardare la realtà per quello che è. I cliché sono tali per un motivo.

Oggi pomeriggio, per l’ennesima volta, mi sono sentito profondamente contento.

Io e Alexander abbiamo ballato su Wuthering Heights. Il salone era la nostra sala da ballo.

Wuthering Heights è un brano di Kate Bush, pubblicato nel 1978 e ispirato al romanzo Cime Tempestose. Il ritornello mi ha sempre affascinato, con la sua costruzione 4/4+4/4+2/4+4/4+4/4+2/4+4/4. Suggestionato dal romanzo, mi fa pensare alle brughiere inglesi spazzate dal vento. A un maniero che resiste solenne.

La giornata non è iniziata nei migliore dei modi. Alle 5:30 Carolien stava accudendo Alexander. Io mi sono svegliato con un mal di testa molto fastidioso. Partiva dal collo e prendeva tutto l’emisfero destro. Ho preso due compresse di paracetamolo e sono ricaduto in un sonno agitato.

Verso le 11 una vicina di casa è venuta a farci visita. Una donna molto sensibile. Posso dirlo anche senza conoscerla bene. Ha contratto una forma pesante di Covid e soffre tutt’ora gli strascichi del Long covid. Ha avuto seri problemi con il lavoro. La sua vita si è ridimensionata considerevolmente.

La ascoltavo parlare del più e del meno e non ho potuto fare a meno di notare una nota di pessimismo in tutte le vicende che raccontava. Riusciva a trovarne anche in quelle che presentavano scenari positivi.

Purtroppo è una dinamica che riconosco. Se il doom thinking fosse una disciplina olimpica, mi qualificherei ad occhi chiusi.

Il doom thinking è un errore di produzione del tronco encefalico, la parte più “antica” del nostro cervello. Questa è completamente volta alla sopravvivenza. Per fare ciò, è in costante ricerca di probabili pericoli.

Questo sistema è stato creato e settato sulle condizioni di vita di migliaia di anni fa. Vivi in una grotta, il raccolto è a rischio e un tuo amico è appena stato sbranato da un orso. Il tronco encefalico analizzerà costantemente l’ambiente circostante per intercettare possibili minacce e tenerti in vita.

Il problema subentra quando questa sistema viene utilizzato in un mondo in cui vivi dentro quattro mura, fai la spesa al supermercato e la probabilità di essere sbranato da un orso è significativamente inferiore. Il numero di impulsi e stimoli a cui siamo sottoposti è, però, infinitamente più alto. Il tronco encefalico deve fare gli straordinari per scannerizzare tutte le possibili minacce. È al lavoro 24/7. Come risposta automatica, il livello di stress sale.

Combatto costantemente con il doom thinking. È uno dei demoni più grandi che mi accompagna in questo viaggio. Sento che lentamente ma costantemente, sto imparando a conoscerlo e farmelo amico. Non vorrei scacciarlo del tutto.

Quando ero piccolo rimasi colpito da una frase del film Dragon – La storia di Bruce Lee. Il protagonista aveva un incubo ricorrente, un samurai che terrorizzava anche me. Parlando con il suo maestro, questo gli dice “Se non vincerai le tue paure di sempre, non farai altro che trasmettere quel demone ai tuoi figli”.

Mi sento esattamente così. Devo neutralizzare questo demone per non passarlo ad Alexander. È una vera e propria responsabilità che sento.

Il futuro non esiste. Le preoccupazioni servono solo a derubarmi del presente.

Ciò che esiste, invece, è la sensazione di stringere mio figlio tra le braccia. Percepire la sua cieca fiducia in me. Sentire il suo corpo rilassarsi man mano che si arrende al sonno. Il suo sguardo che mi cerca e mi illumina con uno splendido sorriso. Non ho bisogno di nient’altro. Il tempo si riduce al collo di una clessidra in cui passa un granello alla volta.

Tutto succede nel salone di casa nostra, in un normalissimo martedì pomeriggio.

È per questo che oggi abbiamo ballato su Wuthering Heights.