Alexander sta ampliando il suo vocabolario con nuovi suoni. Lo sento sperimentare nel suo box, per poi esibirsi durante il cambio del pannolino. Negli ultimi giorni ci cerca molto di più. Inizia a seguirci anche con lo sguardo. Se ci avviciniamo al box, ci guarda prima che entriamo nel suo campo visivo.
Noi incoraggiamo il più possibile questi dialoghi, copiando ciò che fa lui e producendo suoni che somigliano a quelli che lui ha appena fatto. Il contatto visivo deve essere continuo. Distogliere lo sguardo toglie quel tono di dialogo che deve essere il più chiaro possibile per lui. Deve poter sentire che in quel momento c’è un interazione.
I suoi occhi diventano ancora più grandi e un sorriso si impossessa delle labbra. Le braccia e le gambe si muovono spasmodicamente, come se dovesse scaricare a terra l’energia che lo attraversa in quel momento. Ci sciogliamo nel vederlo scoprire nuovi suoni e nuove possibilità. Stupirsi delle sensazioni portate da un suono emesso in una certa maniera.
Ma soprattutto l’eccitazione. L’istinto di instaurare un contatto. Una comunicazione.
Il contatto verbale non è l’unica forma di contatto che ricerca. Negli ultimi giorni ha sempre più bisogno di contatto fisico, soprattutto quando sta per addormentarsi. Questo vuol dire che dopo la poppata, bisogna farlo addormentare in braccio e solo dopo che la respirazione si è stabilizzata, poggiarlo cautamente nel box o nel lettino.
Tip: quando lo poggi nel lettino, lascia per qualche minuto le mani sul suo petto o sui suoi fianchi. In questo modo avrà ancora la sensazione di essere in uno spazio ben definito. I neonati si svegliano quando vengono messi a letto perché non riconoscono più lo spazio in cui si trovano.
Non bisogna essere ipocriti: a volte può essere stancante. Ma è cruciale non cedere al nervosismo da stanchezza. I primi due anni sono fondamentali per la formazione dell’inconscio. A parte questo, sarebbe egoista non tenere conto di bisogni oggettivi del bambino.
Anche qui la comunicazione con il tuo partner è fondamentale. Se hai la sensazione di non farcela o di cedere, parlane apertamente. Non è affatto una vergogna né tantomeno deve essere un tabù. È ora di liberarsi di queste zavorre inutili.
Non credere a chi dice che essere genitori sia solo bello e facile. Mentono. Oppure, ancora peggio, stanno saltando delle fasi dello sviluppo del loro bambino.
Noi genitori cresciamo con i nostri figli. Dovremmo essere maturi abbastanza per essere onesti con noi stessi e – ancora più importante – con i nostri figli.