Tra le sfide più difficili rientra sicuramente l’accettare che il pianto del neonato, per quanto disperato possa essere, sia il suo modo di comunicare e non un suo vezzo per farci un dispetto.
Parlando con mia moglie ci siamo accorti che entrambi ci sentiamo quasi ‘responsabili’ se Alexander piange in presenza di ospiti. Lei l’ha notato ieri, quando si è fermata in un locale all’aperto per far mangiare Alexander. Sapendo che avremmo passato l’orario della poppata mentre eravamo fuori, ci siamo portati tutto l’occorrente. Io ero già andato al lavoro, Carolien era quindi sola con Alexander. Quando lui ha fame, sa essere molto teatrale e soprattutto molto convincente.
Parlando stasera Carolien mi ha detto di essersi sentita in colpa perché il pianto stava disturbando (secondo lei) gli ospiti del locale. Stessa dinamica oggi, ma a casa e con un’ospite venuta a trovarci.
È chiaro che bisogna fare delle distinzioni. Ci sono genitori che lasciano i bambini a loro stessi, rendendoli obiettivamente un fastidio per gli ospiti. Ce ne sono altri che invece fanno del loro meglio per dargli le attenzioni che tramite il pianto stanno richiedendo. Spesso non si fa in tempo ad anticipare la tempesta, possiamo solo giocare di rimessa.
È come negli scacchi: a meno che non risponda con la difesa siciliana (pedone c5) o la Alechin (cavallo f6), il nero dovrà sempre reagire alla mossa del bianco.
Col passare del tempo io e Carolien stiamo imparando ad anticipare gli eventi e fare in modo da avere tutto pronto quando arriva il momento del biberon. Proviamo a fare noi la prima mossa.
Se siamo a casa, prepariamo 60ml di acqua in una tazza e la mettiamo nel microonde. Nel frigo abbiamo flaconcini con 30ml di latte materno. Il biberon e il barattolo di latte liofilizzato sono pronti in cucina. E siccome i dettagli sono importanti, lasciamo sempre un cucchiaino pronto accanto al biberon, per mescolare il latte in polvere che uniremo all’acqua scaldata al microonde.
Tutto per minimizzare al massimo il tempo di pianto di Alexander.
Nei primi sei mesi di vita è impossibile viziare il neonato. Pensare quindi che lui o lei pianga perché vuole stare in braccio perché gli gira così è quindi inaccurato, oltre che sbagliato.
Tutti i bambini piangono, in media 3 ore al giorno. Il fatto è che il pianto scatena l’istinto umano di aiutare il neonato. Non riusciamo a rilassarci fino a che questo non si calma.
È per questo che il pianto del proprio figlio sembra durare tantissimo. La paranoia di dare fastidio alle altre persone, non ha quindi motivo di esistere. Dovremo imparare ad accettarla e conviverci. Ci ripetiamo che il pianto è la sua unica forma di comunicazione per ora e che in quanto tale deve essere trattata più oggettivamente possibile, così da capire di cosa abbia effettivamente bisogno.
Se poi qualcuno dovesse irritarsi per il pianto…